venerdì 10 ottobre 2008

Modelli didattici: dall'ambientamento al perfezionamento

PROGRESSIONE DIDATTICA PER L'AMBIENTAMENTO (in acqua alta)
A - INGRESSO IN ACQUA
• Con l'aiuto dell'insegnante
• Dalla scaletta
• Dal bordo
• Con tuffo
B - IMMERSIONE DEL VOLTO
• Solo bocca (prima chiusa poi aperta)
• Solo naso
• Bocca naso
• Tutto il capo
• Apertura degli occhi
C - RESPIRAZIONE
• Espirazioni in acqua fin dalla prima lezione per percepirne la resistenza
• Fin dall'inizio mirare al "ritmo respiratorio" (1/3)
• Esecuzione di più respirazioni consecutive
D - GALLEGGIAMENTO AL BORDO
• Con capo immerso, mani appoggiate allo sfioratoio, assumere una corretta posizione di galleggiamento
E - GALLEGGAMENTO AUTONOMO
• L'Insegnante sostiene l'allievo e gli fa percepire la sensazione di galleggiamento
F - SCIVOLAMENTO AUTONOMO
• Con spinta dell'insegnante
• Con spinta autonoma
SUGGERIMENTI DIDATTICI PER IL PRIMO AVVIAMENTO IN VASCHE CON ACQUA ALTA - AL BORDO
PER IL GALLEGGIAMENTO E LO SCIVOLAMENTO

• Occhi aperti subito! Evitare che i bambini si stropiccino
• Durata delle apnee 5/6"
• Espirazioni subacquee forti e complete con la bocca (bocca rilassata, no labbra serrate!) Inspirazioni rapide dalla bocca
• Evitare che l'espirazione si prolunghi nella fase emersa (sbuffi d'aria)
• Durante gli esercizi respiratori ricercare subito il giusto "ritmo respiratorio" eliminando le apnee
• Nelle "respirazioni a candela" evitare movimenti bruschi e che il capo venga flesso in avanti. (Fornire manualmente il ritmo di movimento)
II capo è completamente immerso senza tensioni a livello della nuca
• I piedi sono uniti ed i talloni emergono parzialmente dall'acqua
• I primi scivolamenti vengono effettuati in apnea, prima nella direzione del bordo, poi verso la corsia, o l'insegnante)
• Quando si introduce l'esercizio di spinta e scivolamento è fondamentale rispettare la corretta successione dei movimenti:
a- Immersione del capo
b- Posizionamento delle braccia
c- spinta dal bordo o da terra
d- Mantenimento del capo bene immerso per tutta la durata dello scivolamento
SUGGERIMENTI DIDATTICI PER L'INSEGNAMENTO DEL DORSO GALLEGGIAMENTO SCIVOLAMENTO BATTUTA DI GAMBE BRACCIATA
Esercizi: ((Insegnante in acqua)
a- Sostenere l'allievo con la mano sotto la nuca e favorire la distensione del corpo
b- Trascinarlo per un breve tratto
e- Spingerlo verso il bordo (con attenzione)
d-Introdurre la spinta dal bordo autonoma, con scivolo fino alla corsia
Verificare che:
a- I piedi siano in estensione
b- La pancia sia spinta in alto (più alta delle cosce)
e- Le mani, rilassate, siano bene immerse vicino ai fianchi
d- Il capo sia appoggiato all'acqua con lo sguardo rivolto verso il soffitto
L'allievo sia rilassato
Progressione (Insegnante in acqua)
a- Dimostrare la battuta correttamente
b- Far eseguire la battuta di gambe, con mani lungo i fianchi
(Insegnante fuori)
a- Battuta con un braccio alto ed uno ai fianchi
b-Battuta con entrambe le braccia alte (allievi più evoluti)
Suggerimenti:
• Piedi in estensione
• Piedi e ginocchi sempre immersi
• Acqua "che bolle senza spruzzi"
• Suggerire agli allievi di "calciare" un pallone
Progressione
a- Gambe + braccio destro, poi sinistro
b- Gambe con bracciata doppia
c- Gambe con bracciata alternata (curare la continuità delle azioni)
Verificare che :
• La trazione avvenga lateralmente e non in profondità
• Il recupero venga effettuato a braccio disteso e ben alto, con mano rilassata
• La respirazione sia effettuata prevalentemente con la bocca
SUGGERIMENTI PER LA BRACCIATA A CRAWL
Progressione Didattica

a- Dimostrare il movimento più volte
b- Far sentire il movimento (con i più piccini)
e- Esecuzione della bracciata (prima con, poi anche senza colpo di gambe)
d- L'esecuzione deve essere proposta globalmente (senza frazionare il gesto)
Accorgimenti
a- Continuare ancora per qualche seduta con gli esercizi di sola battuta di gambe per consolidare l'automatismo
b- Spiegare il movimento con esempi e frasi comprensibili ("prendi l'acqua, falla passare sotto la pancia e spingila forte verso i piedi")
e- Far capire che ci si deve "agganciare" all'acqua per fare avanzare il corpo
d- Curare la continuità delle azioni
e- Curare l'ampiezza e la fase di spinta
f- Evitare movimenti in alternato, in successivo, o con un solo braccio, fino a che la continuità della bracciata non è stata ben automatizzata
SUGGERIMENTI PER LA NUOTATA COMPLETA A CRAWL
N.B. Si può acquisire un gesto corretto solo se le componenti di base (braccia, gambe e soprattutto ritmo respiratorio) sono ben strutturate. L'allievo infatti, impegnato nel coordinare l'insieme dei movimenti, non è in grado di controllare le singole parti.
Progressione nella lezione:
a- Respirazione al bordo (con torsione laterale del capo)
b- Gambe con tavoletta (respirazione laterale)
e- Nuotata completa con respirazione (prima si respira ogni 3 cicli di bracciata, poi ogni 2, infine ogni 1)
Esecuzione con tavoletta:
(L'esercizio serve a creare e consolidare la coordinazione tra respirazione e battuta di gambe e d è propedeutico all'inserimento della respirazione nella nuotata completa)
• Mantenere la mano appoggiata al centro della tavola
• Espirare ed inspirare prevalentemente con la bocca; la guancia, l'orecchio e l'occhio dal lato opposto alla respirazione sono ben dentro l'acqua
• Tenere il braccio dal lato respirazione rilassato al fianco, mano rivolta verso l'alto, pollice all'interno
• Evitare ogni movimento brusco
• Verificare che l'espirazione sia completa e totalmente subacquea e che non ci siano apnee (Ritmo respiratorio!)
• Controllare che la bocca emerga dall'acqua già semiaperta
• In questo esercizio le braccia non devono essere utilizzate per la propulsione
• Inizialmente l'insegnante (in acqua) aiuta manualmente l'allievo nella messa a punto di questi movimenti (soprattutto la posizione delle braccia e delle mani e la rotazione corretta del capo)
SUGGERIMENTI PER IL PERFEZIONAMENTO DELLE NUOTATE
• Controllare costantemente l'esecuzione delle nuotate evitando gesti "meccanici"
• Analizzare e correggere lo stile secondo il seguente schema:
a- Controllo della respirazione e della posizione del capo
b-Controllo della continuità delle azioni dell'ampiezza dei gesti
c- Verifica delle proporzioni corrette delle azioni propulsive (evitare ad esempio un uso eccessivo delle gambe)
d- Eliminazione di movimenti superflui e di rigidità muscolari
e- Ricerca del massimo rilassamento
• Richiedere, inizialmente, solo esecuzioni a bassa velocità
• Variare gli esercizi, offrendo ogni volta molti stimoli
• Completare l'automatizzazione corretta della forma grezza delle nuotate prima di intervenire sui dettagli e di proporre esercizi di coordinazione analitici
• Effettuare, almeno all'inizio, un numero ridotto di vasche curando la tecnica, non è la quantità di metri nuotati che favorisce apprendimento e perfezionamento, ma la qualità esecutiva
• Interessare gli allievi alla qualità dello stile e stimolare in loro il desiderio di migliorarlo
• Fornire costantemente nuovi stimoli di apprendimento, attingendo al repertorio di esercizi coordinativi, e sollecitando un perfezionamento sempre più fine del gesto
• Far si che i ragazzi non percepiscano mai come concluso il processo di apprendimento e possano verificare continuamente i loro progressi sul piano stilistico
• Applicare con intelligenza il repertorio di esercizi suggerito. Esso richiede:
f- Un discreto livello di acquaticità ed una buona padronanza delle nuotate globale
g- Un'attenta selezione degli esercizi, passando da quelli più semplici, che possono essere somministrate a tutti, ai più complessi, idonei solo per i più evoluti.
h- Un minimo di programmazione nell'arco delle 2/3 sedute settimanali, effettuata preventivamente e concretizzata in un piano di lavoro scritto
ESEMPI DI ESERCIZI DI COORDINAZIONE
(Devono essere utilizzati solo quando le forme globali delle varie nuotate sono state ben apprese ed automatizzate).
CRAWL
A- Esercizi di variazione degli scambi respiratori (si introducono dopo alcune lezioni e servo-
no per far percepire la respirazione corretta)
• Gambe Crawl, braccia ferme ai fianchi, respirazione laterale con le seguenti variazioni:
- Solo naso (espirazione ed inspirazione)
- Solo bocca
- Bocca e naso insieme
- Più bocca - meno naso ecc..
B- Esercizi di variazione del ritmo respiratorio (secondo il seguente schema):
• Insegnare la respirazione sia a destra che a sinistra
_Respirare ogni 3 bracciate
- Respirare ogni 4 bracciate
- Alternare vari tipi di respirazione
C- Esercizi di variazione del ritmo e della velocità
• Nuotare alla minima velocità e poi aumentare molto gradualmente
• Nuotare variando i ritmi (vasca lenta + veloce e viceversa)
• Alternare vasche a velocità diverse (lente e veloci)
D- Esercizi di esclusione
• Nuoto ad occhi chiusi per brevi tratti (15 mt)
• Nuoto con pugni chiusi, concentrazione sull'avambraccio
• Nuoto di gambe con un solo braccio (mt. 25 alternando il braccio dx, il sx, la respirazione dal lato della propulsione e da quello opposto, formare tutte le combinazioni, l'altro braccio è disteso lungo il fianco, non in alto)
• Nuoto di sole braccia, con le gambe ferme, velocità da basse a medie
E- Esercizi di analisi
• Crawl in apnea a più velocità
• Crawl a più velocità (da basse a sottomassimali) con conta delle bracciate
DORSO
A - Esercizi di variazione della respirazione (valgono le stesse variazioni del Crawl) possono essere eseguiti in combinazione con altri compiti
B - Variazioni del ritmo e della velocità (stesse modalità del Crawl)
C - Esercizi di esclusione
• Nuoto con un braccio solo con battuta di gambe; l'altro fermo al fianco. E' opportuno utilizzare lo stesso braccio per tratti abbastanza lunghi (almeno metà vasca)
• Nuoto con le sole braccia (gambe ferme)
• Nuoto a Dorso con entrambe le braccia contemporaneamente (bracciata simultanea) con gambe o senza.
• Gambe Dorso con braccia variamente posizionate in modo da aumentare progressivamente le difficoltà (distese ai fianchi, una ai fianchi una in alto, entrambe in alto, una in alto ed una avanti, entrambe avanti.
D - Esercizi di combinazione e combinazione variazione:
• Nuotare con bracciata costante, variando la velocità di gambe
• Combinare bracciate simultanee (3), con bracciate normali (6)
• Alternare tratti di nuoto con il b. dx e con il sx (4 cicli per braccio)
• Sul dorso, con il corpo immerso, movimento di sole gambe a Delfino (braccia in alto)
• Alternare nuoto di sole gambe, di sole braccia, completo
RANA
• Nuotare senza uscire dall'acqua con braccia o gambe (con movimenti lenti, esplorando più modalità di nuoto) (valido come inizio per i principianti, per far percepire loro un nuovo modo di avanzare in acqua)
• Gambe Rana con:
- braccia distese ai fianchi
- braccia in alto
- con il corpo in posizione verticale
- con il corpo sul dorso (mani ai fianchi e/o in alto)
• Gambe Rana + un braccio
• Eseguire una lunga pausa dopo il colpo di gambe (Rana scivolata)
• Eseguire gambata e bracciata molto separate tra loro
• Eseguire 2 gambate seguite da 1 bracciata
• Nuotare a Rana riducendo al massimo il numero di cicli di movimento

SUGGERIMENTI CONCLUSIVI
a- Lodare l'impegno e gratificare i successi, anche minimi. Aumentare nei bambini la fiducia nelle proprie capacità.
b- Un buon ambientamento è una garanzia per tutto il processo di apprendimento: trascurarne alcune parti (specie rilassamento e respirazione) o affrettarlo, significa creare i presupposti per i successivi insuccessi.
e- Se i bambini hanno paura non serve dare loro spiegazioni razionali: devono essere coinvolti in attività giocose.
d- Utilizzare, inizialmente, molti esercizi collettivi, impegnano tutti gli allievi e fanno risparmiare tempo.
e- Ricercare rapidamente il migliore rilassamento di tutto il corpo, verificandolo dalla posizione del capo, del collo, della schiena, delle gambe e delle mani.
f- Ottenere prima possibile l'apertura di occhi e bocca (contribuisce ad eliminare più rapidamente la paura dell'acqua) e gettare rapidamente le basi dell'educazione respiratoria.
g- L'educazione respiratoria è il punto più importante e più difficile del processo di ambientamento. Essa consiste nel controllo degli atti respiratori in tutte le loro forme (apnee, scambi respiratori). In alcune fasi dell'apprendimento (galleggiamento, scivolamento,. prime propulsioni) è utile trattenere il respiro; in altre è invece fondamentale padroneggiare i meccanismi di scambio respiratorio
h-Respirazioni "a candela", gambe con tavoletta),
i- Variare gli esercizi senza insistere troppo a lungo sullo stesso compito.
l- Nelle prime lezioni {in vasche con acqua alta) inserire frequentemente la battuta di gambe al bordo; aumenta la coordinazione generale, sviluppa la muscolatura e riscalda i bambini.

Scuole Nuoto e modelli didattici

Sintesi in forma schematica delle metodologie più diffuse.
I modelli che sono pubblicati sono stati elaborati dalla Commissione Nazionale Scuole Nuoto e costituiscono un termine di riferimento che ciascuno potrà adattare alle proprie necessità.

FINALITA’ DELLA SCUOLA NUOTO
* Generali: Educare attraverso l'acqua
• Contribuire attraverso l'attività ad un equilibrato sviluppo della personalità (area cognitiva, affettiva, relazionale)
* Specifiche:Educare all'acqua
• Acquisizione di abilità nel campo specifico:
a- Apprendimento delle nuotate, dei tuffi e delle virate
b- Fondamenti di Salvamento e di nuoto subacqueo
e- Elementi di Pallanuoto e Nuoto Sincronizzato
d- Diversificazioni didattiche (nuotate alternative, nuoto pinnato...)
* Conoscenze relative all'ambiente acquatico
a- Nozioni di base sui regolamenti delle principali attività agonistiche
b- Elementi fondamentali di assistenza e pronto soccorso
c- Educazione alla pratica del nuoto nei vari contesti (piscine, mare, fiumi)
* Avviamento allo sport
a- Elementi di preagonistica

10 CRITERI FONDAMENTALI PER LA SCUOIA NUOTO
• Richiedere "azioni", non "movimenti".
• Privilegiare le forme globali rispetto a quelle analitiche.
• Richiedere prima "l'azione", poi "la riflessione" sul movimento. Inizialmente si ricerca il risultato, anche grossolanamente, poi si affinano i dettagli
• Nell'insegnamento delle tecniche di base proporre senza interruzioni la struttura fondamentale dei movimenti.
• Costruire tecniche stabili nella struttura ma variabili nei dettagli. I bambini cambiano, anche la tecnica deve cambiare.
• Sviluppare nei bambini la capacità di apprendere ad apprendere. In tutta la fascia giovanile la caratteristica fondamentale dei movimenti dovrebbe essere la duttilità e la trasferibilità.
• Un ambientamento ottimale è alla base dell'apprendimento delle tecniche: i punti fondamentali di questo processo sono: il rilassamento, l'educazione respiratoria e l'indipendenza segmentaria*.
• La "paura" blocca la capacità di apprendere; essa non è razionale, si supera con l'azione non con lunghe spiegazioni.
• Alla base dei successi nell'apprendimento c'è l'autostima, che aumenta con approvazione ed incoraggiamento.

* Per indipendenza segmentaria sì intendere la capacità di percepire e controllare i segmenti corporei impegnati nel movimento in maniera indipendente. Spesso, soprattutto quando l'apprendimento avviene senza sufficiente riflessione sul gesto, l'allievo percepisce il proprio movimento in maniera globale ed indifferenziata. Per questa ragione trova enormi difficoltà ad affinarlo o a correggerlo.
L'Indipendenza segmentaria nasce da una buon rilassamento, che "libera" segmenti corporei dalle tensioni muscolari, e da un'attenta presa di coscienza dei propri gesti.

I LIVELLO (A2)
AMBIENTAMENTO GENERALE
Obiettivi specifici
A - Ingresso in acqua
B - Immersione del volto e del corpo
C - Apertura di bocca ed occhi
D - Apnee con capo immerso
E - Espirazioni dentro l'acqua
F - Spostamenti autonomi in acqua (lungo il bordo)
G - Immersioni complete (toccare il fondo e risalire passivamente)
H - Buon rilassamento corporeo
I - Galleggiamento prono con appoggi
L - Galleggiamento prono e supino senza appoggi
M - Scivolamento prono e supino (con e senza aiuto)
N - Tuffo "a pennello" dal bordo

BREVETTI
tipologia brevetto sigla Obiettivo generale
I brevetto A2 Ambientamento generale
(Avviamento secondo)
II brevetto La Prime forme propulsive
(Largo)
III brevetto Sp Acquisizione delle forme
(semiperfezionamento) "grezze" delle nuotate a Crawl e Dorso
"gambata" a rana
IV brevetto P I grado di perfezionamento
(Perfezionamento) stilistico
V brevetto P/S II grado di perfezionamento
(Perfezionamento speciale) stilistico

Note: II processo si conclude con un completo ambientamento, consistente nell'acquisizione di un buon equilibrio in acqua, di un'efficace propulsione di gambe a Crawl e Dorso, di una sufficiente padronanza degli atti respiratori, di un controllo del corpo in volo e in semplici spostamenti subacquei.

Con i più piccoli (4/7 anni) possono essere differenziati due momenti fondamentali:
A - La fase dell'ambientamento di base, nella quale l'impostazione della lezione ha una caratterizzazione fortemente ludica senza la ricerca di particolari acquisizioni tecniche. Attraverso il gioco si realizza la confidenza e l'approccio positivo con l'acqua e si raggiungono alcuni obiettivi minimi come l'immersione del volto con apertura occhi e bocca, l'immersione del corpo ed una condizione di generale benessere in questo elemento, n periodo necessario agli adattamenti varia considerevolmente a seconda di età dei bambini e delle condizioni ambientali (vasca fonda o vasca di ambientamento). E' comunque un passo fondamentale che non deve essere né trascurato né affrettato.
B - La fase di acquisizione di preliminari tecnici In essa, attraverso un apprendimento più consapevole, svolto però ancora in un clima fortemente gioioso, si gettano le basi del futuro insegnamento del nuoto. Vengono acquisite in maniera più approfondita le abilità previste dal I brevetto, che rappresentano i requisiti fondamentali per la costruzione delle abilità natatorie.

II LIVELLO (La)
PRIME FORME PROPULSIVE Obiettivi specifici
A - Incremento del rilassamento
8 - Educazione respiratoria completa (ritmo ed efficienza respiratoria)
C- Perfezionamento dello scivolamento sul petto e sul dorso
D - Perfezionamento della battuta di gambe a Crawl ed a Dorso
E - Coordinazione braccia-gambe a Crawl ed a Dorso (almeno 1 vasca)
F - Gambe Crawl e respirazione laterale (con tavoletta)
G - Tuffo dal bordo dalla posizione seduti ed in ginocchio
H - Galleggiamento verticale e spostamenti subacquei
Note: L'allievo acquisisce il II brevetto quando ha conquistato una buona autonomia in acqua. L'equilibrio statico e quello dinamico sono sicuri; la propulsione di braccia e gambe, a Crawl e Dorso, è efficace, l'educazione respiratoria completa. Egli inoltre sa galleggiare in verticale, sa tuffarsi dal bordo e dal blocchetto di partenza, sa effettuare semplici spostamenti subacquei. Non sono ancora acquisiti i corretti automatismi della respirazione che gli impediscono di coprire l'intera vasca a Crawl.
In questa fase si chiede all'allievo, non solo la corretta esecuzione dei gesti, ma una attenta riflessione sul movimento, finalizzata allo sviluppo delle capacità sensopercettive e alla formazione dell'immagine motoria, base fondamentale per i successivi perfezionamenti e l'adeguamento della tecnica ai cambiamenti morfologici e funzionali legati alla crescita ed all'allenamento.

III LIVELLO (Sp)
ACQUISIZIONE DELLE FORME "GREZZE" DELLE NUOTATE A CRAWL E DORSO Obiettivi specifici
A - Nuotata completa a Dorso (almeno 25 metri)
B - Nuotata completa a Crawl (almeno 25 metri)
C - Impostazione della gambata a Rana
D - Tuffo di partenza dal bordo e dal blocco (posizione in piedi)
E - Controllo più evoluto del nuoto subacqueo
Note: L'allievo ha costruito la forma "grezza" delle nuotate di base (Crawl e Dorso) e del colpo di gambe a Rana; il suo stile è però grossolano ed impreciso.
Le caratteristiche di base che già in questa fase dovrebbero essere messe a punto correttamente sono:
• I meccanismi respiratori, soprattutto una espirazione completa ed un adeguato ritmo respiratorio (1/3) (E' fondamentale che la respirazione venga effettuata quasi esclusivamente con la bocca)
• La struttura fondamentale del movimento (continuità, ritmo, accoppiamento dei movimenti dei vari segmenti corporei).
I dettagli (angoli articolari, traiettorie, aspetti dinamici più raffinati del movimento) verranno perfezionati nel corso successivo.
Continua in maniera approfondita "il lavoro percettivo", cioè la presa di coscienza sempre più ricca e più fine del proprio movimento.

IV LIVELLO (P)
I GRADO DI PERFEZIONAMENTO
STILISTICO
Obiettivi specifici
A - Perfezionamento stilistico fine (angoli articolari, traiettorie, distribuzione della forza nella bracciata, qualità del recupero)
B - Tratti di nuoto a Crawl e Dorso (anche superiori ai 50 metri)
C - gambata e nuotata completa a Rana
D - Scomposizione analitica delle nuotate ed esecuzione degli esercizi coordinativi
E - Tuffi di partenza e virate elementari
F - Semplici nuotate subacquee
Nota: il processo si conclude con l'apprendimento corretto (anche se ancora "scolastico") del Crawl, Dorso e Rana, nonché di una serie di esercitazioni coordinative propedeutiche al II grado di perfezionamento stilistico.

V LIVELLO (P/S)
PERFEZIONAMENTO SPECIALE
Obiettivi specifici
A - Tecniche degli stili
* Perfezionamento approfondito delle nuotate a Crawl, Dorso e Rana
* Apprendimento del Delfino
* Esercizi di coordinazione acquatica
* Lavoro settoriale {gambe, braccia) in tutti gli stili
* Apprendimento dei tuffi di partenza e delle virate agonistiche
* Elementi di allenamento di resistenza
* Prove cronometrate su brevi distanze
* Partecipazione a gare individuali ed a staffetta
B - Nuoto per salvamento
* Nuoto a Crawl con capo emerso
* Nuotate alternative per il salvamento (Trudgen - Over Side stroke)
* Nuoto sul dorso con braccia emerse (gambe Rana)
* Trasporto del compagno con varie prese (petto, braccia, mento, capo eco.. )
* Recupero subacqueo di oggetti
* Nuoto con passaggi subacquei
* Prove di abilità nel togliersi gli indumenti sottacqua
* Tuffo per salvamento
C - Elementi di nuoto subacqueo
* Nuoto sub in apnea senza pinne
* Nuoto pinnato (in superficie e subacqueo)
* Uso dell'attrezzatura subacquea (boccaglio, maschera, respiratore.....)
D - Elementi di pallanuoto
* Fondamentali senza palla
* Semplici palleggi
* Tiro elementare
F - Elementi di nuoto sincronizzato
* Remate di avanzamento e di stazionamento

Note: Questo livello è ideato per offrire a chi desidera continuare il nuoto senza caratterizzazione agonistica un bagaglio di conoscenze acquatiche ampio e differenziato.
I corsi sono finalizzati al miglioramento degli stili classici, alla conoscenza di tecniche particolari di nuoto per salvamento e subacqueo, con e senza attrezzatura, della Pallanuoto e del Nuoto Sincronizzato. Con la loro denominazione, Perfezionamento Speciale, dovrebbero rappresentare quanto di meglio la scuola Nuoto FIN può esprimere: un modo pieno e completo di vivere l'acqua. La ricchezza dei programmi, la loro varietà e soprattutto la loro efficacia nell'acquisizione delle specifiche competenze acquatiche, portano alla nascita di un'acquaticità duttile ed estremamente variata ed accrescono l'interesse e la motivazione degli allievi.
Gli obiettivi generali sono i seguenti: Miglioramento stilistico, con acquisizione di tutte le nuotate ed eliminazione dei difetti più grossolani. A tal fine deve essere ridotto al minimo il lavoro stereotipato, impegnando gli allievi in sempre nuovi apprendimenti. (No quindi a ripetizioni meccaniche di vasche). Acquisizione di abilità acquatiche estremamente differenziate (vedi programma analitico)
Sviluppo di una "cultura dell'acqua" cioè dì un costume di vita nel quale il rapporto con questo elemento rappresenta un elemento centrale per la salute fisica e psicologica, per il benessere e per il tempo libero.

Ambientamento

Nella “scuola nuoto” tale termine indica la fase preliminare all'apprendimento delle tecniche di locomozione in acqua, solitamente svolta in acqua poco profonda (che consente cioè all'allievo di rimanere in piedi mantenendo capo e spalle emerse). Poiché l'essere umano soffre di un'innata paura dell'acqua che rende estremamente difficoltoso l'apprendimento di qualsiasi abilità, l'avvicinamento degli allievi all'acqua deve avvenire con estrema gradualità e senza traumi: il metodo più utilizzato con bambini e ragazzi è il gioco, mentre gli allievi adulti devono essere convinti con un approccio razionale. L'ambientamento, semplicisticamente definito "superamento della paura dell'acqua", rappresenta il raggiungimento di uno stato di benessere psicofisico in acqua, che consente all'allievo di riprodurre in acqua gli schemi motori terrestri e di acquisirne di “specifici”. Pur trattandosi di un processo fortemente individualizzato, si possono individuare alcuni tratti indispensabili per valutare il grado di ambientamento di ciascun allievo:

  • la capacità di immergere il volto mantenendo gli occhi aperti
  • la capacità di respirare correttamente (inspirare con la bocca ed espirare con bocca e naso sott'acqua)
  • la capacità di rilassare il tono muscolare
  • la capacità di tuffarsi

Un completo ambientamento consente all'allievo di acquisire le prime posture acquatiche (galleggiamento prono e supino) e di effettuare i primi scivolamenti e le prime forme di propulsione elementare: abilità propedeutiche al passaggio in acqua fonda. Nella fase di ambientamento l'istruttore rimane in acqua per rassicurare e meglio controllare il gruppo di allievi. Per quanto riguarda allievi adulti va osservato come sia estremamente improbabile raggiungere un completo ambientamento, essendo la paura dell'acqua eccessivamente sedimentata, e sia invece più ragionevole accontentarsi di insegnare loro a controllarla attraverso l'instaurazione di un rapporto fiduciario con l'istruttore.

n.d.a: ricordatevi che i bambini in acqua si devono DIVERTIRE... e anche gli adulti (perchè no?!?)

venerdì 26 settembre 2008

2008/2009

ok è iniziata ufficialmente la stagione 2008/2009: avete fatto buone vacanze? vi siete divertiti? vi siete tenuti in forma? avete visto le olimpiadi? avete visto il nuoto?
ecco! da oggi si comincia il lavoro serio per raggiungere i livelli dei nuotatori olimpici! seguite questo blog e state certi che.... non ci riuscirete di sicuro, però è probabile che qualcuno a cui trasmetterete la passione per il nuoto ci si potrà avvicinare :-)

giovedì 24 luglio 2008

Allenamento estate2008

nuotate tutte le volte che potete
più veloci che sapete
per più tempo che riuscite
e poi... ricominciate

venerdì 18 luglio 2008

FAQ: che differenza c'è tra la farfalla e il delfino

Ed ecco subito la prima curiosità che spesso ho sentito echeggiare tra le pareti rumorose di molte piscine...
La risposta a questa domanda la potete trovare rileggendo i vari capitoli tecnici e evolutivi dei vari stili ma per chi avesse poco tempo faccio io un breve sunto:

La farfalla deriva dalla rana. Nel 1926 i regolamenti tecnici della rana non specificavano i limiti della bracciata ed il tedesco Erich Rademacher nuota recuperando le braccia fuori dall’acqua, come per effettuare una doppia bracciata a crawl.
Si capisce da subito che i due stili vanno divisi (anche se la separazione ufficiale avverrà praticamente 25 anni più tardi)
Ed è da qui che nascerà la farfalla: praticamente una doppia bracciata crawl e le gambe rana.
Ed anche in campo internazionale lentamente si inizierà a gareggiare in questo stile (butterfly).
Negli anni a seguire la tecnica si perfeziona e un certo Jack Sieg inserisce il colpo di gambe “a coda di pesce”: nasce da qui il delfino.
Qualche anno più tardi verrà approvata la tecnica a "coda di pesce" ma la denominazione "farfalla" rimarrà ad indicare questo tipo di gare.
Quindi ormai i due termini sono diventati sinonimi.
Nulla vieta però agli amatori o agli istruttori di nuotare e far nuotare braccia delfino e gambe rana.
Ricordandosi però che la gambata rana non è più ammessa nelle gare "ufficiali" ed anche solo un eventuale accenno provocherà la squalifica dell'atleta.

Buonanuotata

FAQ: Domande frequenti

Inauguriamo qui la sezione delle domande, dei dubbi, delle incertezze e delle curiosità.
Chiunque senta il bisogno o solo il prurito di porci qualche domanda lo può fare inviando una e-mail o inserendo il quesito in qualche commento. Cercheremo (nei nostri limiti) di soddisfare tutti.

Buonanuotata

mercoledì 2 luglio 2008

La Farfalla (Butterfly)

La farfalla: lo stile più duro?
La farfalla chiamata anche delfino, è un culto: impressiona e incute rispetto, fa un pò paura, sembra inaccessibile al nuotatore debuttante e fuori portata al nuotatore medio, anche se si ritiene padrone di stili quale la rana o il crawl.
Bisogna far cadere dei pregiudizi? insinuare un dubbio nelle certezze? Chiarirli a priori? Si mi sforzo ed affermo: La farfalla non è lo stile più difficile da nuotare: potete rendervene conto se avete letto i precedenti capitoli di questa sezione tecnica.
Precisiamo ora, prima di entrare nel vivo dell'argomento: lo stile a farfalla non è particolarmente difficile da nuotare tecnicamente, ma è certamente lo stile più atletico, cioè che richiede il maggior sforzo e tono muscolare, con l'aggiunta di una grande fluidità e sincronismo perfetto.
Per me, la tecnica della rana è ben più difficile e complessa da imparare, anche se gode di una reputazione di uno stile "facile", o per debuttanti, anche se la si impara per prima in molti corsi di nuoto.
E' sbagliato procedere così? no, ma evidenziamo bene la differenza tra la tecnica di base , questione di nuotarla correttamente in allenamento ed ad andatura ridotta, e la tecnica di punta di uno stile, quella che permette di accelerare, di ottimizzare il minimo movimento, di affinare la posizione, di migliorare la respirazione, di economizzare il proprio capitale muscolare e respiratorio, in breve di rubare secondi al cronometro.
Simmetria, trazione e spinta
Lo sapete, la farfalla è uno stile simmetrico: la parte destra e la parte sinistra del corpo effettuano gli stessi movimenti, in simmetria in rapporto all'asse centrale del corpo (nel senso della lunghezza).
L'ampiezza del movimento delle braccia, sul davanti e sul didietro, è simile al crawl: ci sarà dunque una fase di trazione (dall'inizio del movimento fino all'altezza delle spalle, ed anche prima come vedremo più avanti) ed una fase di spinta (dalle spalle fino al termine del movimento).
Vedremo dopo che contrariamente agli altri stili, il punto di passaggio dalla trazione alla spinta è, nella farfalla, sfalzata più in alto (avanti) delle spalle.
I movimenti delle braccia
Sapete disegnare il buco di una serratura? se si, questo vi aiuterà a visualizzare mentalmente il movimento delle braccia. se no, trovate la prima serratura "all'antica", ed osservatela.
Le mani iniziano il movimento a braccia tese, davanti all'allineamento delle spalle. da questo istante, le mani sono orientate, grazie ai polsi, verso l'esterno del movimento: è la fase della presa d'appoggio.
La presa d'appoggio consiste in un piccolo movimento di apertura e circolare: dà l'equilibrio necessario, sostiene il galleggiamento della parte alta del corpo e prepara alla fase seguente.
Vediamo di profilo, sotto la superficie, come avviene la prima fase del movimento: si vede bene la prima parte del movimento, le mani che ritornano al centro, poi che iniziano la fase di spinta.
La posizione delle mani
L'orientamento delle mani in rapporto all'asse dell'avambraccio ha la sua importanza: la prima fase della trazione viene effettuata con le mani aperte, orientate verso l'esterno per favorire la presa d'appoggio. Durante la seconda fase, le mani si orientano nel prolungamento degli avambracci.
Cosa fanno le gambe?
Esse sono unite l'una contro l'altra ed ondeggiano.
Diversamente al crawl, il movimento di ondulazione non iniziano unicamente all'altezza delle anche, ma inizia a livello delle spalle, trasmesso al bacino ed amplificate dalle gambe.Il meccanismo di propulsione delle gambe nella farfalla è la stessa del crawl: una sola gamba alla volta lavora, quella che scende: l'altra risale per effetto d'inerzia. nella farfalla, poiché le gambe sono unite, lavorano entrambe nella fase di discesa (si dice che il movimento di stiramento amplificato dall'alto in basso è propulsivo).
L'ampiezza di tale movimento non è enorme: non è il caso di sforzarsi a salire e scendere i piedi con forza; si ricorda è l'amplificazione del movimento di ondulazione del corpo.
La farfalla è uno stile di ondulazione come abbiamo detto; è uno stile atletico e quindi il ciclo respiratorio non è dei più semplici. E' sopratutto uno stile che deve essere nuotato con "feeling", in scivolata; nuotare a farfalla unicamente di forza funziona solo per poco, certamente non su lunghe distanze.Sincronizzazione braccia / gambe
La farfalla comporta teoricamente due cicli di gambe (ondulazioni) per movimento di braccia; cioè:
una ondulazione gambe all'inizio del movimento, braccia allungate davanti. Questa ondulazione è principalmente propulsiva.
una ondulazione alla fine della fase di spinta delle braccia. questa ondulazione aiuta il sollevamento della testa e delle spalle per l'ispirazione.
Come respirare ?
Lo sappiamo, la respirazione nella farfalla non è un gioco, ma soprattutto una questione di sincronismo, di ritmo e di fluidità...
La fase di spinta delle braccia deve essere potente; essa permette non solo di avanzare, ma anche di sollevare a sufficienza la testa e le spalle per permettere l'ispirazione. Se non c'è potenza o è insufficiente, il resto non può funzionare.
La fase di ispirazione è corto; questa deve essere potente (si ispira molta aria in poco tempo). Termina quando le braccia hanno concluso la fase di ritorno in aria, e rientrano in acqua per la fase successiva.
Ben inteso, durante questa breve fase, non si fà che ispirare: la totalità dell'aria è stata espirata durante il resto del movimento, quando la testa era in acqua.
La testa che si era raddrizzata per ispirare, si posiziona verso l'avanti (si riabbassa).
La respirazione a farfalla può effettuarsi ogni ciclo (ad ogni passaggio di braccia), o ogni due cicli. Si possono riscontrare anche dei cicli "2 su 3", cioè si respira per due cicli, poi non si respira durante il terzo ciclo, ecc....
Quando ci si ferma ?
Stessa riflessione fatta a rana: i cicli non si susseguono senza osservare un tempo d'arresto, anche rapido, entro ogni movimento completo di braccia.
Questo tempo d'attesa, braccia in avanti, permette alla prima ondulazione di avere luogo e di essere efficace nella sua propulsione, il tutto decontraendo le braccia.

Stile Libero - Crawl

Lo stile libero è una denominazione agonistica: s'invita l'atleta a nuotare la distanza in qualsiasi stile a scelta ( senza ovviamente attaccarsi alla corsia, camminare con i piedi sul fondo, o rimanere sommerso per più di 15 metri dopo ogni virata). L'atleta in pratica può disputare la gara a rana, delfino, dorso, o qualsiasi altro stile desideri.
IL Principe degli stili
Trattiamo qui quello che i puristi chiamano il principe degli stili, è effettivamente nel crawl che l'uomo raggiunge la massima velocità in acqua. Ma senza cadere nel settarismo delle discipline (gli altri tre stili sono ugualmente molto ricchi), il crawl è certamente il più seguito dai media.
E' ugualmente in questo stile che vengano coperte le serie più vaste, dai 50 metri ai 1500 metri, quindi dallo sprint puro allo sforzo più pesante.
Il termine inglese "to crawl" che significa arrampicarsi, dà una immagine reale del modo di propulsione usato: la base di questa inglesismo sta a significare che si prende l'acqua dal davanti con le mani, l'una dopo l'altra, e la si spinge dietro il corpo per avanzare, per "arrampicarsi " sull'acqua.
Asimmetria
Lo stile libero è un nuoto asimmetrico: la parte destra del corpo effettua i movimenti inversi di quelli effettuati dalla parte sinistra, l'asse verticale del corpo ne indica la separazione. Questo è valido sia per le braccia che per le gambe. (battito).
Il movimento delle braccia
Si inizia con il braccio allungato, nel prolungamento della spalla, la mano nell'acqua. Si compone di tre fasi:
La messa a posto (o presa d'appoggio) è il breve momento durante il quale la mano si posiziona correttamente per l'appoggio, subito prima della trazione. Si orienta quindi la mano leggermente verso l'esterno, il palmo della stessa verso la destra ed il basso del movimento.
La fase di trazione si effettua in un movimento di leggero arco di cerchio verso l'esterno, al fine di rispettare il movimento naturale del braccio.
A livello della spalla, e prima di iniziare la fase di spinta, la mano torna a posizionarsi più verso il centro del corpo, il braccio si piega, ed il gomito si posiziona a l'esterno rispetto alla mano: il braccio è pronto per la spinta.
2) La fase di spinta conclude il tragitto in acqua del braccio; è effettuato lungo un leggero arco di cerchio questa volta orientato verso l'interno, posizionando sempre il palmo della mano verso il basso del corpo per conservare una buona superficie di spinta.
Al termine della spinta, la mano si riposiziona maggiormente verso il lato del corpo in modo da fuoriuscire dall'acqua all'altezza della coscia.

Un nuotatore di crawl visto da davanti, che nuota verso di noi, rassomiglia a questo schemino laterale:

Il ritorno in aria del braccio
Riparte dalla coscia, sul lato del corpo al termine della spinta, e permette di riportare il braccio e la mano all'inizio della fase seguente, allungato nel prolungamento della spalla.
Al fine di non fare pesare tutto sulla spalla il peso del braccio, il trucco è di usare il gomito. In effetti, dopo l'uscita all'acqua della mano, è il gomito che si alza, poi che avanza, e che sostiene dunque tutto l'avambraccio durante il movimento in aria. Si dice dunque "ritorno delle braccia gomito in alto".
Come si respira nel crawl ?
Respirare nel crawl non è così difficile. Ogni due o tre movimenti delle braccia, si girano le spalle su di un lato così come la testa, per permettere la respirazione laterale (attenzione a mantenere le anche ben diritte).
Si parla di respirazione ogni due tempi (sempre dallo stesso lato), tre tempi (a destra e poi a sinistra), 4 tempi, ecc... Il ritmo normale di respirazione in allenamento è di tre tempi.
Uno degli errori classici quando si inizia nel crawl è di voler procedere troppo velocemente; le braccia si "imballano", e non si ha il tempo di piazzare correttamente la respirazione: prendete tutto il tempo che occorre per mantenere la testa di lato (con l'aiuto dell'apertura delle spalle) il tempo necessario per una buona inspirazione (L'espirazione si effettua quando la testa si è riposizionata diritta, nell'acqua), a costo di rallentare il ritmo dei movimenti delle braccia.
Osservate bene il campione del mondo: spalle girate da un lato, testa e collo leggermente girati, bocca storta per respirare giusto al di sopra dell'acqua (a questo livello si deve essere dei perfezionisti).
A partire da una certa velocità, lo spostamento del nuotatore nell'acqua crea una piccola onda in depressione attorno al viso nel quale il nuotatore può respirare.
SI nota anche il ritorno del braccio, gomito in alto, mano ben rilassata.
Il movimento delle gambe
Sono i battiti, quindi degli impulsi sciolti che si danno alle gambe, amplificati dai piedi (caviglie molto distese e rilassate, punta del piede allungata senza contrazioni),in un movimento dall'alto in basso
Attenzione: una sola gamba alla volta lavora: quella che scende (movimento del piede dall'alto in basso), l'altra è "scollegata" (non ci si mette forza), e rimonta per forza d' inerzia: Si applica dunque uno sforzo prima in una gamba, poi nell'altra, e cosi via alternativamente (ma comunque rapidamente).
Più il corpo sarà ben allungato e le gambe prossime alla superficie, più le sgambate saranno efficaci è propulsive; ma attenzione: delle sgambate troppo fuori dalla superficie sono inefficaci.
Non esiste una relazione diretta tra il ritmo delle gambe e quello delle braccia; ognuno dovrà trovare la propria sincronizzazione.Ricordatevi che le sgambate richiedono una grande energia, dunque un gran consumo di ossigeno (le gambe, che rappresentano un terzo del corpo, hanno i muscoli più grossi): tranne che negli sprint, non abusate di questo movimento; esse mantengono il corpo in posizione e stabilizzano le anche, il loro ruolo propulsivo e ben meno importante di quello delle braccia.
Buonanuotata

Il Dorso (Backstroke)

Tutto nella posizione
Il dorso è il solo nuoto dorsale (battuta), e questo implica due o tre piccole cose che bisogna tenere a mente prima di entrare nel dettaglio della tecnica di questo stile di nuoto:
-Il galleggiamento: l'allungamento del corpo sull'acqua è ancora più importante: ogni cedimento di una parte del corpo (in generale è la parte posteriore) destabilizza immediatamente l'insieme.
-la respirazione: è ancora più delicata: il dorso è, contrariamente a ciò che si potrebbe credere, uno degli stili dove i cicli di respirazione sono meno evidenti.
-la visione: non è facile nuotare senza vedere dove si và: vi sono sicuramente degli accorgimenti e trucchi che spiegheremo.
Numerosi nuotatori non sentono una motivazione a nuotare il dorso; essi non arrivano a padroneggiare sufficientemente tutti questi parametri, e quindi non percepiscono la fase in cui il nuoto diventa confortevole, quindi piacevole.
Il dorso è tuttavia uno stile che, ben padroneggiato, procura un buon rilassamento del corpo. E' molto spesso lo stile raccomandato dai medici e dai fisioterapisti per fare lavorare la schiena in dolcezza, provocandone il rafforzamento dei muscoli.
Asimmetria
Il dorso è un nuoto asimmetrico: la parte destra del corpo effettua movimenti inversi (o piuttosto movimenti opposti in rapporto ai cicli dei movimenti) rispetto alla parte sinistra: l'asse verticale del corpo ne delimita la separazione. Ciò vale per le braccia e per le gambe (battimenti).
Il movimento delle braccia
Si inizia con le braccia allungate, la mano nell'acqua (giusto sotto la superficie, palmo della mano verso l'esterno, pollice in alto) nel prolungamento della spalla.
La prima fase della trazione (movimento posto al di sopra della spalla) rappresenta una apertura del braccio in forma di arco di cerchio, la mano che resta orientata con il palmo verso la parte bassa del corpo per conservare una superficie massima di contatto con l'acqua (ci si serve allora della mano e dell'avambraccio).
Mano e braccia non affondano nell'acqua, ma restano sotto la superficie (non bisogna effettuare movimenti "a pala di mulino a vento": ricordarsi che si deve poter nuotare a dorso in 70 centimetri d'acqua !).
Alla fine della prima fase (trazione), la mano si riavvicina al corpo per prepararsi alla fase di spinta (movimento posto al di sotto delle spalle) che si effettua con la mano lungo il corpo (si ha allora più potenza nel braccio). Non esitiamo a spingere sino a spiegare completamente il braccio.
Infine, la fase del ritorno in aria del movimento, braccio ben diritto, viene a rimpiazzare la mano all'inizio del ciclo seguente.
Dal punto di vista dell'asimmetria del nuoto, i movimenti del braccio destro e sinistro sono opposti: quando una mano inizia il ciclo (in alto), l'altra a terminato la sua fase di spinta (in basso) e si appresta a ritornare. Quando un braccio tira e spinge, l'altro compie la fase di ritorno in aria. Guardando un nuotatore mentre nuota a dorso, dovremo vedere un solo braccio alla volta fuori dall'acqua; e quando una delle sue mani entra in acqua, l'altra ne deve uscire.
Le spalle aiutano le braccia
Esattamente: se si tengono le spalle fisse, nell'acqua, il movimento del passaggio del braccio diventa molto difficile: ci si aiuta dunque con le spalle per facilitare il passaggio delle braccia:
Durante la fase di ritorno in aria del braccio, si disimpegna la spalla del braccio corrispondente uscendola leggermente dall'acqua (si girano le spalle per ravvicinarle al centro del corpo, più vicino al mento, sollevandola leggermente (come quando si fanno spallucce)): la spalla resterà sollevata ed accompagnerà l'entrata in acqua del braccio.
Provate: ci si guadagna in scioltezza, e si allunga l'ampiezza del movimento di buoni 15 centimetri.
Durante questo tempo, la spalla del braccio opposto, che è dunque maggiormente affondata nell'acqua, aiuta la messa in posizione del braccio per la fase di trazione e spinta.
Un dorsista visto dall'alto, in sezione, che si avvicina a noi, assomiglia alla figura seguente:
Il movimento delle gambe
Sono i battiti, dunque impulsi morbidi che si danno alle gambe, amplificati dai piedi (caviglie molto morbide e distese, punta del piede allungata senza irrigidirsi), in un movimento dal basso in alto.
Attenzione: una sola gamba alla volta lavora: quella che risale (movimento del piede dal basso in alto): l'altra è "scollegata" (non si mette energia), e ridiscende per effetto d'inerzia: si mette quindi dell'energia in una gamba, poi nell'altra, e così via alternativamente (ma comunque in modo sufficientemente rapido).
Più il corpo sarà ben disteso e le gambe vicine alla superficie, più i battiti saranno efficaci e propulsivi.
Non vi è nessuna relazione diretta tra il ritmo delle gambe e quello delle braccia; ognuno troverà il ritmo ed il sincronismo più soddisfacente.
E si resta ben diritti...
Come abbiamo visto, l'allungo del corpo nel dorso è molto importante: per evitare che la parte posteriore non scenda e che le gambe affondino, si inarca MOLTO leggermente la parte bassa della schiena , alfine di spingere la parte alta del corpo nell'acqua, e di far risalire il bacino e le anche.
Datemi dell'ossigeno !
Respirare nuotando a dorso? facile, ma non in modo qualunque: una delle due braccia, quando passa all'altezza del viso, durante la fase di ritorno in aria, provoca uno schizzo d'acqua più forte dell'altro: si espirerà sul passaggio di questo braccio (schizzo forte), e si ispirerà durante il passaggio dell'altro braccio (schizzo debole).
Questo permetterà ugualmente di sincronizzare la respirazione con le braccia.
Attenzione durante la ripresa del nuoto a ben espirare lentamente durante tutta la fase di spinta, per non sottoporre le vostre narici ad un effetto di risucchio molto fastidioso
Nel dorso, non vi sono retrovisori
A dorso non si guarda dove si và, questo è certo, ma vi sono dei trucchi: quando vi sono le bandierine sul bordo della vasca, restano due movimenti delle braccia prima del muro. Quando non c'è ne sono, si possono dare delle occhiate inclinando ogni tanto la testa all'indietro, nel momento stesso dell'entrata in acqua di un braccio, e questo ogni 2 o 4 movimenti.

Buonanuotata

La Rana (Breaststroke)

Simmetria, trazione e spinta!
La rana è una nuotata simmetrica: la parte destra e la parte sinistra del corpo effettuano gli stessi movimenti, in simmetria in rapporto all'asse centrale del corpo (nel senso della lunghezza) .
I movimenti delle braccia si effettuano sul davanti delle spalle (vi è dunque solo una fase di trazione, e nessuna di spinta). La rana è l'unico stile che non ha una fase di spinta a livello delle braccia.
I movimenti delle gambe si effettuano dopo le anche (unicamente in spinta). Il nostro omino schematizzato, ci permetterà di studiarne tecnicamente i movimenti.


Il movimento delle braccia
Il movimento delle braccia comporta due fasi: una prima di trazione con le mani, ed una seconda di ritorno delle mani verso l'avanti, nel punto dove è situato l'inizio e la fine del movimento.
La posizione delle mani
L’orientamento delle mani in rapporto all'asse dell'avambraccio ha la sua importanza:
la prima fase di trazione si effettua con le mani aperte, cioè orientate verso l'esterno; con i gomiti in posizione più interna.Durante la seconda fase, le mani si orientano verso l'interno, mentre i gomiti si scostano.
Tipo di movimento
Inoltre, l'insieme del movimento del braccio può essere in APERTURA ( le mani cominciano il movimento davanti, strette, poi si allargano durante la prima fase di trazione, e tornano davanti per l'interno) o in CHIUSURA (il movimento inizia largo e aperto, per stringersi durante le due fasi di trazione.
Si cercherà in breve di combinare queste due tecniche effettuando un movimento in APERTURA durante la prima fase di trazione, ed in CHIUSURA durante la seconda fase:
Ci si allunga ... e ci si raddrizza
La rana è un nuoto ventrale ad allungamento non costante: si nuota sul ventre, ma il corpo non è allungato in modo costante (come nello stile libero per esempio): il corpo si raddrizza di più durante la trazione delle braccia, e si allunga di più durante la fase di ritorno delle mani in avanti.
E la respirazione in tutto questo ?
La respirazione si effettua nel modo seguente: inspirazione al termine della fase di trazione delle braccia, espirazione durante tutta la fase di ritorno delle mani in avanti. L'inspirazione è corta e potente, effettuata con la bocca. L'espirazione è più lunga e più profonda, effettuata con la bocca ed il naso.
Fase in e fase out…
La fase di trazione delle braccia è anche detta BRACCIA IN, poiché esse si avvicinano al corpo. Al contrario, il ritorno delle mani verso l'avanti del movimento (lo spiegamento delle braccia) costituiscono la fase detta BRACCIA OUT, poiché esse si allontanano dal corpo.
La stessa cosa vale per il, movimento delle gambe, con una fase di GAMBE OUT quando si distendono allontanandosi dal corpo, ed una fase di GAMBE IN quando queste si ripiegano.
I movimenti delle gambe
Il movimento delle gambe è distinto in tre fasi:
1) ripiegamento delle gambe (i piedi si avvicinano alle natiche)
2) orientamento della pianta dei piedi verso l'esterno e distensione simultanea delle gambe verso l'esterno e la parte posteriore del corpo
3) ripiegamento delle gambe l' una contro l'altra
Le fasi 2 e 3 sono concatenate. esse producono il movimento di spinta. Il movimento inizia e termina alla fine della fase 3 (GAMBE OUT), le gambe sono allora distese (così come le braccia).
Sincronizzazione braccia / gambe
La sincronizzazione tra le braccia e le gambe costituiscono un elemento molto importante del nuoto a rana: provate le seguenti istruzioni:
istruzione 1 :
A : Braccia IN + Gambe IN trazione delle braccia e ritorno delle gambeB : Gambe OUT + Braccia OUT ritorno delle mani e distensione delle gambe
istruzione 2 :
A : Braccie IN trazione delle braccia
B : Gambe IN ritorno delle gambe
C : Gambe OUT distensione delle gambe
D : Braccia OUT ritorno delle mani
istruzione 3 :
A : Braccia IN trazione delle braccia
B : Gambe IN ritorno delle gambe
C : Gambe OUT + Braccia OUT ritorno delle mani e distensione delle gambe
Dovete rendervi rapidamente conto che solo l'istruzione 3 da le maggiori prestazioni, per diverse ragioni:
1) la fase di trazione delle braccia è più rapida della fase di ritorno delle gambe
2) la fase di distesa delle gambe rischia di frenare lo slancio durante il ritorno delle mani
3) nella pratica, le GAMBE OUT saranno terminate (gambe allungate) leggermente prima la fase di BRACCIA OUT (braccia allungate), poiché la spinta delle gambe è più tonica e breve che il ritorno completo delle braccia.
Anche le spalle lavorano
Si; esse risalgono alla fine della seconda sequenza di trazione delle braccia (come quando si fa spallucce), e le si spinge in avanti durante la fase di ritorno delle braccia in avanti (esse danno l'impulso del ritorno); ciò procura, al livello del busto, un effetto di mini tuffo ad ogni fine del movimento delle braccia, e subito prima del tempo morto.
Viva la pausa !
Non si devono far continuamente susseguire i movimenti delle braccia e delle gambe senza sosta: si rispetta nella rana un tempo di arresto, molto corto (circa 1 secondo) tra ogni ciclo di movimenti braccia + gambe (si è allora nella fase BRACCIA OUT e GAMBE OUT, il corpo è disteso al massimo sull'acqua) e si approfitta dello slancio per scivolare sull'acqua, terminando di espellere l'aria dai polmoni (espirazione); questa micro-pausa permette sopratutto di distendere i muscoli delle braccia e delle gambe dopo lo sforzo, e di terminare l'espirazione che deve essere lunga e profonda (ora lo sapete).


Beh, non potevo non partire dalla rana: il mio stile preferito!
E' a mio parere il più facile da fare a livello base...quante persone che non sanno nuotare riescono a "stare a galla" facendo una simil-rana tenendo sempre fuori dall'acqua la testa o uno stile a cagnolino con movimenti non molto distanti da questa tecnica?!
E' (sempre a mio parere) viceversa il più complesso da nuotare ad alti livelli.
Io comunque lo farei insegnare per primo se non dovessimo tener conto dei genitori degli allievi che guardano dagli spalti e vogliono vedere il proprio figlio a tutti i costi "fare vasche"; al contrario di molti istruttori che forse per paura di non saperlo insegnare non lo spiegano mai (non faccio nomi)... non vi preoccupate "da fuori" una rana nuotata male non si nota troppo... rispetto ad uno degli altri stili mal nuotato... quindi fategliela almeno provare... se siete fortunati la apprenderanno autonomamente per "istinto di sopravvivenza" :-)

Buonanuotata

Le quattro fasi dell'avanzamento

Avanzare nell'acqua, è giocare su due fronti: prendere dell'acqua dal davanti del corpo per spingerla nella parte posteriore, e provocare così una avanzata lineare del corpo verso l'avanti. Ma vediamo quali sono i quattro fenomeni che agiscono sul nuotatore, che bisogna conoscere, e con i quali bisogna giocare...
1. L’onda frontale: è il procedere del nuotatore che provoca un'onda frontale che crea una resistenza all'avanzamento. il fronte aumenta con la velocità. L'entrata delle mani in acqua e la presa d'appoggio deve tenerne conto. La forma e la posizione del fronte varia con gli stili: più difficili a gestire nelle nuotate simmetriche (rana e farfalla), poiché si forma più fortemente nel ciclo di propulsione, e diminuisce nel ciclo di ritorno delle braccia. Bisogna quindi tenerne conto durante la fase respiratoria (sopratutto a farfalla).
2. La penetrazione: essa dipende dalla morfologia del nuotatore, ma anche dalla qualità dell'acqua (composizione, densità, temperatura, ecc...). Essa agisce tra il punto iniziale di entrata in acqua (la mano per esempio) e la parte più "larga" del corpo. In acqua fredda, favorisce l'appoggio del nuotatore. Calda, meno densa, offre una minima resistenza. La penetrazione deve essere vista come un fenomeno "conico" di apertura dell'acqua per passare dal punto di ingresso alla sezione più larga della parte alta del corpo del nuotatore.A secondo degli stili, la penetrazione è sempre orizzontale (esempio a farfalla o a rana, poiché le spalle sono stabili), o alternata (ad esempio nello stile libero o a dorso, poiché segue i movimenti di rotazione delle spalle)
3. L'attrito: l'acqua scivola più o meno bene sul nuotatore a secondo della conformazione muscolare o la natura dell'epidermide. I nuotatori vi rimediano da lungo tempo rasandosi prima delle competizioni (da allora la tecnologia dei costumi si è evoluta, fino all'arrivo dei costumi interi). Esso agisce sull'insieme del corpo, ed è importante tanto per l'avanzamento (lo scivolamento) che per la galleggiabilità.
4. La scia: il nuotatore crea nella sua scia, nella parte posteriore del corpo, una zona di turbolenze o vortici che ostacolano il suo avanzamento. Ugualmente proporzionale alla velocità, la scia dipende molto dalla potenza delle gambe (battimenti, sforbiciate, ondulazioni), dalla posizione del corpo e dall'altezza dei movimenti delle gambe in rapporto alla superficie.Ancor più che per il fronte, la scia è molto differente a secondo degli stili: ognuno dei quattro stili possiede una scia con una caratteristica specifica.
Vediamo che queste quattro grandi regole della dinamica acquatica si applicano a tutti, ma variano a secondo dello stile, e del nuotatore: a quando una "carta di identità" della dinamica acquatica del nuotatore? una specie di caratteristica (un poco come la caratteristica delle navi o dei sottomarini)?
Nell'attesa, durante i vostri allenamenti, pensate a questi quattro fenomeni, e provate a "sentirli": visualizzatevi nel momento della nuotata, e "sentite" ognuna di queste quattro fasi che sono simultanee, e che la velocità aiuta ad accentuare...

Buonanuotata

Equilibrio e stabilità

Ricordiamo innanzi tutto le tre componenti del nuoto:
-galleggiamento
-respirazione
-propulsione
Vediamo ora da vicino il concetto di galleggiamento: abbiamo già visto che più il corpo è allungato sull'acqua, più offre superficie di galleggiamento, e migliore sarà questo, e consideriamo 2 aspetti fondamentali:
Equilibrio
la posizione longitudinale del corpo (dalla testa ai piedi), che chiameremo l'equilibrio, si ripartisce tra l'alto ed il basso del corpo
Stabilità
la posizione laterale del corpo (dalla mano destra alla mano sinistra), che chiameremo stabilità, si ripartisce tra il lato destro ed il lato sinistro del corpo.
Consideriamo adesso i quattro stili del nuoto: ognuno ha le proprie caratteristiche di equilibrio e di stabilità!
la farfalla
Nuoto simmetrico, l'equilibrio è completamente riposto sulle braccia, con in più una necessità di raddrizzamento al momento della respirazione; è dunque una nuotata molto difficile da equilibrare.
Per contro, la stabilizzazione è abbastanza semplice, anche per la simmetria stessa della nuotata: è sufficiente dosare la potenza delle 2 braccia.
Il dorso
Nonostante l'aspetto asimmetrico della nuotata e la "relativa" facilità di respirazione, la grande difficoltà del dorso, è di mantenere la parte inferiore del corpo prossimo alla superficie (evitare i movimenti di affondamento del bacino e delle gambe): mantenersi in equilibrio, necessita quindi di uno sforzo permanente.
Dal punto di vista della stabilità, le cose non sono così semplici, ma per altre ragioni: il ruolo delle spalle è importante (pensate al disimpegno e poi a l'apertura della spalla prima del passaggio del braccio), e la stabilizzazione è più delicata.
La rana
Fino a che non è nuotata a velocità elevate, la rana è uno stile relativamente "facile": la simmetria del movimento delle braccia è propulsivo e stabilizzante, e gioca più sulla parte superiore del corpo, dunque è più equilibrata.
Lo stile libero
Nuotata asimmetrica basata fondamentalmente sull'allungamento, l'equilibrio nello stile libero non pone difficoltà particolari, tanto quanto la stabilità; attenzione tuttavia al movimento di rotazione delle spalle nel momento della respirazione, per facilitare lo svincolamento della testa: questo movimento non deve perturbare la stabilità generale del corpo.
Riassumiamo queste informazioni in una tabella, che per ogni stile, ci dà il livello di difficoltà di questi due parametri del galleggiamento:
Quando, dopo vari esercizi, avrete imparato e ben assimilato queste nozioni nei diversi stili, passate alla fase successiva....
In effetti, attenzione a non dimenticare che esiste anche il fattore propulsione, e che quindi bisognerà anche tenere conto della posizione del corpo in rapporto all'aerodinamica (il CX del nuotatore, in parole povere), o più seriamente la posizione che offre il minimo attrito all'acqua durante la fase propulsiva (si cerca di frenarsi il meno possibile).
è un misto di queste due nozioni che devono essere studiate ed assimilate.
Coraggio...


Buonanuotata

domenica 29 giugno 2008

La Respirazione

Respiriamo, respiriamo...
Galleggiare ed avanzare è magnifico, ma se non respirate (o lo fate male), non andrete molto lontano...
Io faccio sempre quest'esempio: "provate ad andare a correre trattenendo il fiato!"
La respirazione è la terza nozione fondamentale, e non la più semplice, poiché deve sincronizzarsi perfettamente con le altre due:
la sfida è respirare:
- senza alterare il galleggiamento
- senza diminuire l'energia di propulsione
- in sincronia con i movimenti del nuoto considerato.
Nel nuoto si respira normalmente con la bocca ed il naso (salvo quando si porta un ferma naso o per altri motivi).
(nda. Prediligete comunque la respirazione con la bocca)
L'ispirazione è sempre più breve ma più potente dell'espirazione.
Ricordiamoci che la posizione della testa gioca un ruolo fondamentale (per i più pignoli, anche la posizione della bocca).
Nei nuotatori debuttanti, la padronanza della respirazione è uno dei primi elementi da affrontare, prima ancora di perfezionare i movimenti delle braccia o delle gambe.
Quando si insegna a qualcuno che si può respirare "nell'acqua", questo si meraviglia. In effetti, respirare nell'acqua, nel nuoto, significa imparare a ispirare al di sotto della superficie, ed a espirare sott'acqua, in modo fluido (molto vicino ad una respirazione naturale e non a scatti), cadenzato (per imparare a sincronizzarla) e ottimizzato (nuotare consumando la minore energia possibile).
Come in tutti gli sport, l'allenamento apporta una maggiore capacità respiratoria: si può allora utilizzare una maggior parte delle capacità d'aria dei polmoni. L'allenamento porta anche un lavoro cardiaco; i due funzionano insieme, poiché respirare vuol dire far lavorare il proprio cuore.
Anche qui, le tecniche di respirazione variano tra uno stile e l'altro (la respirazione di un nuoto ventrale, non è lo stesso di un nuoto dorsale, quella di un nuoto simmetrico differisce da quella di un nuoto asimmetrico, ecc..).
Vedere per maggior precisione i capitoli tecnici dei quattro stili.

Buonanuotata

La Propulsione: il motore

Galleggiare è bene, ma avanzare è meglio. Due elementi principali si distinguono per creare la propulsione (finché le piscine in discesa non saranno messe a punto): le braccia e le gambe.
Le braccia forniranno la maggior parte della potenza di propulsione. A secondo del tipo di nuoto, esse lavorano in TRAZIONE (ci si tira sull'acqua) o a SPINTA (ci si spinge sull'acqua), su di un asse immaginario longitudinale parallelo all'asse del corpo, dalla testa ai piedi.
In effetti, tutti i movimenti posti avanti all'asse delle spalle (asse immaginario perpendicolare all'asse del corpo, passante per le due spalle) sarà considerato come movimento di trazione, e tutti i movimenti posti dopo come movimenti di spinta.
Le gambe saranno utilizzate per avanzare e per mantenere la parte bassa del corpo in posizione allungata più vicina possibile alla superficie.
Attenzione: i muscoli delle gambe sono importanti (soprattutto quelli delle cosce, uno dei più grossi del corpo) e dunque consumano molta energia (ossigeno fra altro): utilizzarle con parsimonia.
Dunque teniamo bene a mente che i movimenti servono per la propulsione ed in aiuto al galleggiamento; è la sottile combinazione dei due che crea l'alchimia magica: il nuoto!

Un piccolo richiamo all'aerodinamica per confermare come si forma la portanza (aiuto al galleggiamento). Per noi nuotatori e nuotatrici, non è l'acqua che viene verso di noi, ma la nostra forza meccanica che sposta l'acqua.
E' dunque l'orientamento delle mani che gioca un ruolo di dosaggio tra la portanza (aiuto al galleggiamento) e la spinta (energia di propulsione).
Avrete l'occasione di approfondire queste sottigliezze e di perfezionarne le tecniche nelle sezioni specifiche dei vari stili.

Buonanuotata

Galleggiare

Un corpo galleggia se la sua superficie esposta direttamente all'acqua è sufficiente in rapporto al suo peso.
Ben inteso, questo è schematizzato (i maniaci della cono-scienza li rimando al Principio_di_Archimede), poiché il secondo parametro che entra in gioco è la costituzione stessa del corpo. Certamente il corpo umano è pesante, ma è costituito da cavità, d'aria (polmoni,ecc..), che lo portano a galleggiare con sicurezza.
Tutti i corpi galleggiano! (senza vestiti beninteso).
Aiuteremo il galleggiamento con un allungo massimo sulla superficie dell'acqua.
Molti principianti mi hanno detto:" io sono grasso, peso di più quindi vado a fondo"
Io molto delicatamente ho cercato di spiegare il succitato principio d'Archimede... ho provato a far capire che le cellule adipose sono meno pesanti delle cellule muscolari... ho impostato una lezione di chimica organica sul peso specifico del suddetto adipe in raffronto alla leggerezza della molecola d'acqua... vedi l'olio che galleggia...
ma qui posso anche evitare le parafrasi:
I ciccioni galleggiano -se possibile- di più dei magri! (però vestitevi mi raccomando!)
(nda. altro discorso naturalmente è "andare più veloce"!)

Orbene, acquisito il fatto che il galleggiamento è certo, due cose ci preoccuperanno:
1) Sapendo che un corpo che galleggia è un corpo che non affonda, a quale distanza dalla superficie bisogna galleggiare? Bisogna esserne il più vicino possibile.
Una cosa che già dovreste aver rilevato: quando un corpo è allungato sull'acqua, la parte alta (il tronco) galleggia meglio della parte bassa (le gambe). La parte più pesante è costituita dalla testa.
2) La posizione nella quale galleggia il corpo deve permettere la respirazione (la questione è affrontata più avanti).
Sapendo che la testa (più pesante) deve sollevarsi per respirare, sorveglieremo in modo particolare la posizione ed i movimenti della testa.
Sapendo che le gambe sono più pesanti del tronco, una parte della potenza di propulsione, sarà utilizzata per aiutarne il galleggiamento.

Buonanuotata

Principi base del nuoto

Conoscerete certamente la regola del 3 in matematica. (nda anche se la ignorate non affogherete:))
Anche nuotare si basa sulla regola del 3, ben più semplice a memorizzare, ma non altrettanto facile da applicare al meglio:

Affinché un corpo si sposti sull'acqua, occorrono:

Buonanuotata

martedì 17 giugno 2008

predestinati

destino comune per i due uomini che scesero per primi sotto il muro del minuto nei 100mt stilelibero:
-il primo a livello mondiale: l'americano Johnny Weissmuller nel 1922
-il primo italiano: Carlo Pedersoli nel 1950
entrambi intrapresero la carriera cinematografica...
-Johnny fu il primo tarzan della storia televisiva
-Carlo divenne uno dei più famosi attori italiani con il nome d'arte di....Bud Spencer!

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tutto inziò con la rana

come avrete intuito il "primo" stile "europeo" fu la rana o almeno una cosa che ci somigliava, poi dorso e stile ed infine la farfalla, nata proprio dalla rana (anche se molti istruttori non ci credono:-)

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evoluzione STILELIBERO (Freestyle) (Crawl)

1844: Flyng Guld e Tobacco, indiani a Londra, mostrano in Europa una nuotata “strana” in cui “colpiscono l’acqua con le mani con violenza e battono i piedi dall’alto al basso, soffiando fuori l’aria con atteggiamenti grotteschi”.
1856: FC Wallis fa dimostrazioni di Over arm side stroke (appreso in Australia), Fredrick Beckwith vince i campionati Inglesi col nuovo stile.
1872: Wiston Cole primo record ufficiale AMSC 100 yarde stile libero 1.15.0
1873: Jhon Trudgeon vince una gara ad Handicap sulle 160 yarde con un nuovo stile appreso dagli indigeni Cafri (Sud Africa),
1874: Thomas Jones vince il campionato professionisti usando lo stile del nord con gambe a forbice nell’over
1900: Olimpiadi di Parigi Fredrick Lane vince i 220 yarde 2.25.5 nuotando a Trudgeon, John Jarvis 1000 e 4000 nuotando a over
1901: Dick Cavill, australiano, fa il record nelle 100 yarde 58.4 usando l’australian crawl, stile alternato con battuta di gambe dal basso in alto, imparato osservando Alick Wicham (salomon isle).
In Italia arriva l’over.
1902: Fredrick Lane e Ricard Cavill battono Derbyshire ai campionati ASA nelle 100 yarde con il nuovo stile
1903: Sidney Cavill, australiano, fratello di Dick, va in America per allenare l’Olympic Club di S.Francisco (J.Scott Leary , suo allievo, è il primo americano a nuotare le 100 yarde in 80 secondi)
1904: S.Louis- Zoltan De Halmay vince 50 e 100 yarde all’olimpiade nuotando un trudgeon senza gambe(una specie di crawl), Daniels vince 220 e 440 yarde nuotando uno stile tra trudgeon e crawlCrawl ? Leary è 2°, miglio e mezzomiglio sono vinti dal tedesco Rausch che nuota ad over
1905: Charles Daniels perfeziona il Crawl sotto la guida di Otto Whale e Louis de Breda Handley a New York; nasce l’indipendent crawl
1) Velocità delle gambe rispetto alle braccia, 2) Aggiunta di 2 colpi poi di 4 che evitano di affondare gli arti inferiori, 3) Svincolo dei movimenti degli arti superiori da quelli inferiori, 4) Ritmo regolare e frequente della respirazione. 5) Bracciata lunga e passata più ampia, 6) Movimenti di gambe che partono dall’anca, 7) Un certo rollio.
1910: Daniels nuota 54.8 nelle 100 yarde
1912: Duke Kahanamoku 1.03.0 vince a Stoccolma, usa la tecnica dei padri, migliorata dall’abitudine di remare acquisita con il surf, di cui è un cultore.
1918: Simposio sul crawl negli Usa, sancisce la superiorità dell’“American six beat trudgeon Crawl”, rispetto all’Australian Crawl (a 2 battute).
1920: Norman Ross vince il titolo olimpico nel mezzofondo 400 e 1500 sl in 5.26.8, 22.23.2 nuotando a crawl e non a over o trudgeon come gli altri mezzofondisti.
1922: Il 9 Luglio, Johnny Weissmuller, con 58.6 nei 100 metri stile libero, infrange il muro del minuto.
1923: Antonio Sachner è il primo italiano ad usare il Crawl vince titolo italiano nei 1500 stile libero
1924: Parigi. Weissmuller ottiene 4 ori olimpici. La sua tecnica perfetta presenta alcune novità: 1) la“doppia bracciata”, 2) i piedi a ”piccione”, 3) la posizione del corpo a “idroplano”.
“Nuotare è facile come camminare” diventerà un best sellers.
1928: Amsterdam. Weissmuller presenta la virata a capriola.
1932: Los Angeles: i giapponesi hanno studiato Weissmuller attraverso foto e filmati. Propongono alcune variazioni alla sua tecnica: 1) la posizione “a barca”, 2) la respirazione laterale, 3) la battuta di gambe verso il basso 4) il rollio, (Miyazaki)
Buster Clarence Crabbe vince i 400 con la sua tecnica con recupero a gomito alto
1950: Carlo Pedersoli è primo italiano sotto il minuto nei 100 metri
1956: Alle olimpiadi di Melbourne si evidenzia la Rivoluzione australiana. Atleta simbolo è Murray Rose, grande fondista ammirato per la tecnica splendida. Elementi di novità nella tecnica sono: 1) la posizione a lancia delle braccia. 2) la Presa diretta, 3) l’importanza data al ritmo e al vigore rispetto alla scioltezza, 4) la definitiva affermazione del rollio.
Anni 60: James Counsilman studia attraverso filmati anche subacquei la tecnica dei campioni: individua come elementi chiave dell’efficacia la trazione a gomito alto, e le traiettorie curvilinee. Si Diffonde l’interval training come mezzo di allenamento.
1966: Counsilman pubblica La scienza del nuoto. Testo di interesse scientifico in cui sono diffusi al pubblico mondiale i principi della tecnica moderna e dell’’allenamento
1976: Jim Montgomery con 49.99 alle olimpiadi di Montreal infrange il muro dei 50 secondi. E’ il primo grande esempio di una selezione fisica mirata come principio per ottenere grandi prestazioni.
1980: Vladimir Salnikov scende sotto i 15 minuti nei 1500 dimostrando le possibilità di mantenere velocità impensabili per molto tempo sfruttando gli allenamenti a ritmo gara
1996: Alex Popov, diventa campione olimpico. è esempio di nuotata perfetta con esasperazione del rollio, utilizzo dell’“effetto sciarpa” nella trazione pensata come dritta, La bracciata si ispira ai movimenti della pagaia (principio del Kayak), e applica metodicamente gli studi sulla lunghezza della bracciata

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evoluzione FARFALLA (Butterfly)

1926: Erich Rademacher nuota una gara a rana recuperando con le braccia fuori dall’acqua
1933: Myers 3x50 mista a rana con le braccia fuori
1934: David Ambruster mette a punto la tecnica della bracciata
1935: Jack Sieg inserisce il colpo di gambe “a coda di pesce”: 1.00.2 100 yards.
1950: Approvata la tecnica a “coda di pesce”
1951: 200 farfalla ai Camp. Nazionali
1953: Sancita la divisione tra rana e farfalla
1991: M.Stewart record del mondo con respirazione laterale
1995: Pankratov record del mondo nuotata subacquea
1997: M.Hayman nuotata subacquea sul fianco
1998: Riduzione a 15 metri subacquei

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evoluzione RANA (Breaststroke)

1844: Gli indiani Fliyng Gull e Tobacco in tournèè a Londra battono l’inglese Kenworthy nuotando una specie di crawl. Gli inglesi ritenendo quel modo di nuotare fortemente non europeo, continuano a considerare il Breastroke lo stile classico di gara.
1875: Lo statunitense capitano di marina, Mattheus Webb, nuotando a rana per 21 ore e 45 minuti, completa l’attraversamento del canale della Manica
1877: R.Weissenboth, con il tempo di 45 minuti e 55 secondi e nuotando a rana, vince i primi Campionati Americani di nuoto, disputati sulla distanza del miglio
1903: In Inghilterra si compete per la prima volta per un titolo ASA sulla distanza delle 200 yard a rana. Arriva primo W.W.Robinson di Liverpool e ottiene un primato di 2’49” e 4/5
1904: Ai Camp.Nazionali è inserita la gara artistica sul petto, vinta dal milanese Amatore
1908: Olimpiadi di Londra: I 200 rana sono inseriti per la prima volta nel programma olimpico, vince l’inglese Fredrick Holman con 3.09.2
1926: Osservando i regolamenti della rana, che non specificano altrimenti lo stile, il tedesco Erich Rademacher nuota recuperando le braccia fuori dall’acqua, come per effettuare una doppia bracciata a crawl. Le proteste generali non portano a nessuna squalifica.
1928: Olimpiadi Amsterdam: Il giapponese Yoshiyuki Tsuruta si distingue per l’utilizzo a rana, di una gambata a ginocchia strette e di una bracciata che finisce sotto il corpo anziché lateralmente. Si aggiudica l’oro dei duecento metri con 2.48.8 davanti al vecchio Rademacher e al filippino Teofilo Ildefonso, che nuota quasi tutta la gara sott’acqua.
1953: In campo internazionale, con il primo di Gennaio, è sancita la divisione tra la rana “ortodossa” e la farfalla
1956: Alle Olimpiadi di Melbourne Il giapponese Furukawa vince la medaglia d’oro dei 200 rana con il tempo di 2’34”7 adottando la rana subacquea. In pratica esce per respirare soltanto nelle virate. Considerando i pericoli per i concorrenti, la FINA, al termine dei Giochi, modifica il regolamento e obbliga i ranisti a riemergere ad ogni bracciata.
1961: L’americano Chester Jastremky, nel giro di pochi mesi, abbassa i record del mondo dei 100 metri rana da 1.11.1 a 1.07.5 e quello dei 200 da 2.36.5 a 2.29.6. Il merito di questo risultato si deve alla rivoluzione tecnica attuata insieme al suo allenatore “Doc” James Counsilman. Colpo di gambe strettissimo, minima rotazione dei piedi, 36-37 bracciate ogni 50 metri rispetto alle 22-25 degli avversari, respirazione fulminea, sconvolgono il tradizionale privilegio d’importanza dato dal colpo di gambe rispetto alle braccia in questo stile.
1988: Nella finale dei 200 rana si vede la novità della “new Wave breastroke”, tecnica che comporta un movimento superficiale del bacino e una nuotata ondulata molto simile al delfino, che riduce l’attrito e accresce le superfici propulsive. Ad interpretarla sono l’ungherese Josef Szabo, che si aggiudica l’oro con 2.13.52, e un americano, Mike Barrowman, che arriva quarto con 2.15.45.
2001: Giorno 29 Giugno a Mosca, nella finale dei 100 rana dei Campionati Russi, Roman Sloudnov con 59.97 infrange il classico muro dei 60 secondi.

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evoluzione DORSO (Backstroke)

1896: Olimpiadi di Atene: Alfred Guttman vince l’oro olimpico nella gara dei 1200 metri stile libero nuotando sul dorso una sorta di rana rovesciata
1900: Olimpiadi di Parigi: Nel programma gare viene inserita la prova dei 200 dorso. La tecnica utilizzata è sostanzialmente la stessa di Alfred Guttmann, una sorta di rana rovesciata con recupero ad arti flessi (200 metri in 2’47” per il tedesco Ernst Hoppenberg, nuotato in favore di corrente), la gambata a ginocchia larghe consiste in un calcio verso fuori e la riunita delle gambe distese.
1904: camp. Italiani di Bracciano: Nelle gare italiane è inserita la prova dei 100 metri sul dorso.
1912: Olimpiadi di Stoccolma: L’americano Harry J.Hebner introduce la nuotata alternata con recupero a braccio flesso e movimenti di gambe simili ad una pedalata. Con questa tecnica vince l’oro olimpico impiegando 1’21”1 nei 100 metri.
1932: Olimpiadi di Los Angeles: I nuotatori giapponesi presentano novità tecniche. A dorso muovono gli arti inferiori a gamba distesa, ad imitazione del crawl. Masaji Kiyokawa con questa tecnica ottiene oro olimpico e un tempo di 1.08.6 sui 100 dorso.
1936: Olimpiadi di Berlino: L’americano Adolf Kifer presenta il recupero ad arto teso e passata laterale che evita l’eccessivo innalzamento del corpo e aumenta l’ampiezza della bracciata. Con questa tecnica ottiene un record mondiale nei 100 metri dorso con 1’04 e 9.
1964: olimpiadi di Tokyo: L’americano Harold T. Mann con 59.6 in prima frazione di staffetta è il primo dorsista a scendere sotto il muro del minuto. Il risultato è dovuto soprattutto all’aumento della frequenza, la trazione spezzata e l’utilizzo del rollio
1968: Olimpiadi di città del Messico: Il tedesco Roland Matthes domina il dorso grazie al galleggiamento eccezionale, la potente battuta di gambe, la posizione inclinata del corpo e il pieno utilizzo del rollio insieme alla trazione a gomito alto (100 metri in 58.7, 200 in 2.09.6).
1976: Olimpiadi di Montreal: Jhon Naber, americano, vince l’oro nei 100 (55.49) e nei 200 (1.59.19), dove è il primo atleta a scendere sotto i due minuti. Punti di forza della sua tecnica sono il finale della bracciata (movimento tipo “braccio di ferro”) il rollio esasperato delle anche e delle spalle che consente il pieno coinvolgimento della muscolatura del tronco nella trazione ed una particolare tecnica di virata non a capriola
1988: Olimpiadi di Seul: Ultima variabile del dorso è l’utilizzo dei movimenti di gambe a coda di pesce (flutter kick) protratto in lunghe apnee sia in partenza sia in virata. In quest’olimpiade si assiste ad una gara quasi tutta subacquea con record del mondo in batteria per l’americano David Berkoff (54.51).
1889: I regolamenti FINA riducono a 15 metri le possibilità di percorrenza subacquea
1991: I regolamenti consentono di abbandonare la posizione sul dorso per effettuare la virata

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