giovedì 24 luglio 2008

Allenamento estate2008

nuotate tutte le volte che potete
più veloci che sapete
per più tempo che riuscite
e poi... ricominciate

venerdì 18 luglio 2008

FAQ: che differenza c'è tra la farfalla e il delfino

Ed ecco subito la prima curiosità che spesso ho sentito echeggiare tra le pareti rumorose di molte piscine...
La risposta a questa domanda la potete trovare rileggendo i vari capitoli tecnici e evolutivi dei vari stili ma per chi avesse poco tempo faccio io un breve sunto:

La farfalla deriva dalla rana. Nel 1926 i regolamenti tecnici della rana non specificavano i limiti della bracciata ed il tedesco Erich Rademacher nuota recuperando le braccia fuori dall’acqua, come per effettuare una doppia bracciata a crawl.
Si capisce da subito che i due stili vanno divisi (anche se la separazione ufficiale avverrà praticamente 25 anni più tardi)
Ed è da qui che nascerà la farfalla: praticamente una doppia bracciata crawl e le gambe rana.
Ed anche in campo internazionale lentamente si inizierà a gareggiare in questo stile (butterfly).
Negli anni a seguire la tecnica si perfeziona e un certo Jack Sieg inserisce il colpo di gambe “a coda di pesce”: nasce da qui il delfino.
Qualche anno più tardi verrà approvata la tecnica a "coda di pesce" ma la denominazione "farfalla" rimarrà ad indicare questo tipo di gare.
Quindi ormai i due termini sono diventati sinonimi.
Nulla vieta però agli amatori o agli istruttori di nuotare e far nuotare braccia delfino e gambe rana.
Ricordandosi però che la gambata rana non è più ammessa nelle gare "ufficiali" ed anche solo un eventuale accenno provocherà la squalifica dell'atleta.

Buonanuotata

FAQ: Domande frequenti

Inauguriamo qui la sezione delle domande, dei dubbi, delle incertezze e delle curiosità.
Chiunque senta il bisogno o solo il prurito di porci qualche domanda lo può fare inviando una e-mail o inserendo il quesito in qualche commento. Cercheremo (nei nostri limiti) di soddisfare tutti.

Buonanuotata

mercoledì 2 luglio 2008

La Farfalla (Butterfly)

La farfalla: lo stile più duro?
La farfalla chiamata anche delfino, è un culto: impressiona e incute rispetto, fa un pò paura, sembra inaccessibile al nuotatore debuttante e fuori portata al nuotatore medio, anche se si ritiene padrone di stili quale la rana o il crawl.
Bisogna far cadere dei pregiudizi? insinuare un dubbio nelle certezze? Chiarirli a priori? Si mi sforzo ed affermo: La farfalla non è lo stile più difficile da nuotare: potete rendervene conto se avete letto i precedenti capitoli di questa sezione tecnica.
Precisiamo ora, prima di entrare nel vivo dell'argomento: lo stile a farfalla non è particolarmente difficile da nuotare tecnicamente, ma è certamente lo stile più atletico, cioè che richiede il maggior sforzo e tono muscolare, con l'aggiunta di una grande fluidità e sincronismo perfetto.
Per me, la tecnica della rana è ben più difficile e complessa da imparare, anche se gode di una reputazione di uno stile "facile", o per debuttanti, anche se la si impara per prima in molti corsi di nuoto.
E' sbagliato procedere così? no, ma evidenziamo bene la differenza tra la tecnica di base , questione di nuotarla correttamente in allenamento ed ad andatura ridotta, e la tecnica di punta di uno stile, quella che permette di accelerare, di ottimizzare il minimo movimento, di affinare la posizione, di migliorare la respirazione, di economizzare il proprio capitale muscolare e respiratorio, in breve di rubare secondi al cronometro.
Simmetria, trazione e spinta
Lo sapete, la farfalla è uno stile simmetrico: la parte destra e la parte sinistra del corpo effettuano gli stessi movimenti, in simmetria in rapporto all'asse centrale del corpo (nel senso della lunghezza).
L'ampiezza del movimento delle braccia, sul davanti e sul didietro, è simile al crawl: ci sarà dunque una fase di trazione (dall'inizio del movimento fino all'altezza delle spalle, ed anche prima come vedremo più avanti) ed una fase di spinta (dalle spalle fino al termine del movimento).
Vedremo dopo che contrariamente agli altri stili, il punto di passaggio dalla trazione alla spinta è, nella farfalla, sfalzata più in alto (avanti) delle spalle.
I movimenti delle braccia
Sapete disegnare il buco di una serratura? se si, questo vi aiuterà a visualizzare mentalmente il movimento delle braccia. se no, trovate la prima serratura "all'antica", ed osservatela.
Le mani iniziano il movimento a braccia tese, davanti all'allineamento delle spalle. da questo istante, le mani sono orientate, grazie ai polsi, verso l'esterno del movimento: è la fase della presa d'appoggio.
La presa d'appoggio consiste in un piccolo movimento di apertura e circolare: dà l'equilibrio necessario, sostiene il galleggiamento della parte alta del corpo e prepara alla fase seguente.
Vediamo di profilo, sotto la superficie, come avviene la prima fase del movimento: si vede bene la prima parte del movimento, le mani che ritornano al centro, poi che iniziano la fase di spinta.
La posizione delle mani
L'orientamento delle mani in rapporto all'asse dell'avambraccio ha la sua importanza: la prima fase della trazione viene effettuata con le mani aperte, orientate verso l'esterno per favorire la presa d'appoggio. Durante la seconda fase, le mani si orientano nel prolungamento degli avambracci.
Cosa fanno le gambe?
Esse sono unite l'una contro l'altra ed ondeggiano.
Diversamente al crawl, il movimento di ondulazione non iniziano unicamente all'altezza delle anche, ma inizia a livello delle spalle, trasmesso al bacino ed amplificate dalle gambe.Il meccanismo di propulsione delle gambe nella farfalla è la stessa del crawl: una sola gamba alla volta lavora, quella che scende: l'altra risale per effetto d'inerzia. nella farfalla, poiché le gambe sono unite, lavorano entrambe nella fase di discesa (si dice che il movimento di stiramento amplificato dall'alto in basso è propulsivo).
L'ampiezza di tale movimento non è enorme: non è il caso di sforzarsi a salire e scendere i piedi con forza; si ricorda è l'amplificazione del movimento di ondulazione del corpo.
La farfalla è uno stile di ondulazione come abbiamo detto; è uno stile atletico e quindi il ciclo respiratorio non è dei più semplici. E' sopratutto uno stile che deve essere nuotato con "feeling", in scivolata; nuotare a farfalla unicamente di forza funziona solo per poco, certamente non su lunghe distanze.Sincronizzazione braccia / gambe
La farfalla comporta teoricamente due cicli di gambe (ondulazioni) per movimento di braccia; cioè:
una ondulazione gambe all'inizio del movimento, braccia allungate davanti. Questa ondulazione è principalmente propulsiva.
una ondulazione alla fine della fase di spinta delle braccia. questa ondulazione aiuta il sollevamento della testa e delle spalle per l'ispirazione.
Come respirare ?
Lo sappiamo, la respirazione nella farfalla non è un gioco, ma soprattutto una questione di sincronismo, di ritmo e di fluidità...
La fase di spinta delle braccia deve essere potente; essa permette non solo di avanzare, ma anche di sollevare a sufficienza la testa e le spalle per permettere l'ispirazione. Se non c'è potenza o è insufficiente, il resto non può funzionare.
La fase di ispirazione è corto; questa deve essere potente (si ispira molta aria in poco tempo). Termina quando le braccia hanno concluso la fase di ritorno in aria, e rientrano in acqua per la fase successiva.
Ben inteso, durante questa breve fase, non si fà che ispirare: la totalità dell'aria è stata espirata durante il resto del movimento, quando la testa era in acqua.
La testa che si era raddrizzata per ispirare, si posiziona verso l'avanti (si riabbassa).
La respirazione a farfalla può effettuarsi ogni ciclo (ad ogni passaggio di braccia), o ogni due cicli. Si possono riscontrare anche dei cicli "2 su 3", cioè si respira per due cicli, poi non si respira durante il terzo ciclo, ecc....
Quando ci si ferma ?
Stessa riflessione fatta a rana: i cicli non si susseguono senza osservare un tempo d'arresto, anche rapido, entro ogni movimento completo di braccia.
Questo tempo d'attesa, braccia in avanti, permette alla prima ondulazione di avere luogo e di essere efficace nella sua propulsione, il tutto decontraendo le braccia.

Stile Libero - Crawl

Lo stile libero è una denominazione agonistica: s'invita l'atleta a nuotare la distanza in qualsiasi stile a scelta ( senza ovviamente attaccarsi alla corsia, camminare con i piedi sul fondo, o rimanere sommerso per più di 15 metri dopo ogni virata). L'atleta in pratica può disputare la gara a rana, delfino, dorso, o qualsiasi altro stile desideri.
IL Principe degli stili
Trattiamo qui quello che i puristi chiamano il principe degli stili, è effettivamente nel crawl che l'uomo raggiunge la massima velocità in acqua. Ma senza cadere nel settarismo delle discipline (gli altri tre stili sono ugualmente molto ricchi), il crawl è certamente il più seguito dai media.
E' ugualmente in questo stile che vengano coperte le serie più vaste, dai 50 metri ai 1500 metri, quindi dallo sprint puro allo sforzo più pesante.
Il termine inglese "to crawl" che significa arrampicarsi, dà una immagine reale del modo di propulsione usato: la base di questa inglesismo sta a significare che si prende l'acqua dal davanti con le mani, l'una dopo l'altra, e la si spinge dietro il corpo per avanzare, per "arrampicarsi " sull'acqua.
Asimmetria
Lo stile libero è un nuoto asimmetrico: la parte destra del corpo effettua i movimenti inversi di quelli effettuati dalla parte sinistra, l'asse verticale del corpo ne indica la separazione. Questo è valido sia per le braccia che per le gambe. (battito).
Il movimento delle braccia
Si inizia con il braccio allungato, nel prolungamento della spalla, la mano nell'acqua. Si compone di tre fasi:
La messa a posto (o presa d'appoggio) è il breve momento durante il quale la mano si posiziona correttamente per l'appoggio, subito prima della trazione. Si orienta quindi la mano leggermente verso l'esterno, il palmo della stessa verso la destra ed il basso del movimento.
La fase di trazione si effettua in un movimento di leggero arco di cerchio verso l'esterno, al fine di rispettare il movimento naturale del braccio.
A livello della spalla, e prima di iniziare la fase di spinta, la mano torna a posizionarsi più verso il centro del corpo, il braccio si piega, ed il gomito si posiziona a l'esterno rispetto alla mano: il braccio è pronto per la spinta.
2) La fase di spinta conclude il tragitto in acqua del braccio; è effettuato lungo un leggero arco di cerchio questa volta orientato verso l'interno, posizionando sempre il palmo della mano verso il basso del corpo per conservare una buona superficie di spinta.
Al termine della spinta, la mano si riposiziona maggiormente verso il lato del corpo in modo da fuoriuscire dall'acqua all'altezza della coscia.

Un nuotatore di crawl visto da davanti, che nuota verso di noi, rassomiglia a questo schemino laterale:

Il ritorno in aria del braccio
Riparte dalla coscia, sul lato del corpo al termine della spinta, e permette di riportare il braccio e la mano all'inizio della fase seguente, allungato nel prolungamento della spalla.
Al fine di non fare pesare tutto sulla spalla il peso del braccio, il trucco è di usare il gomito. In effetti, dopo l'uscita all'acqua della mano, è il gomito che si alza, poi che avanza, e che sostiene dunque tutto l'avambraccio durante il movimento in aria. Si dice dunque "ritorno delle braccia gomito in alto".
Come si respira nel crawl ?
Respirare nel crawl non è così difficile. Ogni due o tre movimenti delle braccia, si girano le spalle su di un lato così come la testa, per permettere la respirazione laterale (attenzione a mantenere le anche ben diritte).
Si parla di respirazione ogni due tempi (sempre dallo stesso lato), tre tempi (a destra e poi a sinistra), 4 tempi, ecc... Il ritmo normale di respirazione in allenamento è di tre tempi.
Uno degli errori classici quando si inizia nel crawl è di voler procedere troppo velocemente; le braccia si "imballano", e non si ha il tempo di piazzare correttamente la respirazione: prendete tutto il tempo che occorre per mantenere la testa di lato (con l'aiuto dell'apertura delle spalle) il tempo necessario per una buona inspirazione (L'espirazione si effettua quando la testa si è riposizionata diritta, nell'acqua), a costo di rallentare il ritmo dei movimenti delle braccia.
Osservate bene il campione del mondo: spalle girate da un lato, testa e collo leggermente girati, bocca storta per respirare giusto al di sopra dell'acqua (a questo livello si deve essere dei perfezionisti).
A partire da una certa velocità, lo spostamento del nuotatore nell'acqua crea una piccola onda in depressione attorno al viso nel quale il nuotatore può respirare.
SI nota anche il ritorno del braccio, gomito in alto, mano ben rilassata.
Il movimento delle gambe
Sono i battiti, quindi degli impulsi sciolti che si danno alle gambe, amplificati dai piedi (caviglie molto distese e rilassate, punta del piede allungata senza contrazioni),in un movimento dall'alto in basso
Attenzione: una sola gamba alla volta lavora: quella che scende (movimento del piede dall'alto in basso), l'altra è "scollegata" (non ci si mette forza), e rimonta per forza d' inerzia: Si applica dunque uno sforzo prima in una gamba, poi nell'altra, e cosi via alternativamente (ma comunque rapidamente).
Più il corpo sarà ben allungato e le gambe prossime alla superficie, più le sgambate saranno efficaci è propulsive; ma attenzione: delle sgambate troppo fuori dalla superficie sono inefficaci.
Non esiste una relazione diretta tra il ritmo delle gambe e quello delle braccia; ognuno dovrà trovare la propria sincronizzazione.Ricordatevi che le sgambate richiedono una grande energia, dunque un gran consumo di ossigeno (le gambe, che rappresentano un terzo del corpo, hanno i muscoli più grossi): tranne che negli sprint, non abusate di questo movimento; esse mantengono il corpo in posizione e stabilizzano le anche, il loro ruolo propulsivo e ben meno importante di quello delle braccia.
Buonanuotata

Il Dorso (Backstroke)

Tutto nella posizione
Il dorso è il solo nuoto dorsale (battuta), e questo implica due o tre piccole cose che bisogna tenere a mente prima di entrare nel dettaglio della tecnica di questo stile di nuoto:
-Il galleggiamento: l'allungamento del corpo sull'acqua è ancora più importante: ogni cedimento di una parte del corpo (in generale è la parte posteriore) destabilizza immediatamente l'insieme.
-la respirazione: è ancora più delicata: il dorso è, contrariamente a ciò che si potrebbe credere, uno degli stili dove i cicli di respirazione sono meno evidenti.
-la visione: non è facile nuotare senza vedere dove si và: vi sono sicuramente degli accorgimenti e trucchi che spiegheremo.
Numerosi nuotatori non sentono una motivazione a nuotare il dorso; essi non arrivano a padroneggiare sufficientemente tutti questi parametri, e quindi non percepiscono la fase in cui il nuoto diventa confortevole, quindi piacevole.
Il dorso è tuttavia uno stile che, ben padroneggiato, procura un buon rilassamento del corpo. E' molto spesso lo stile raccomandato dai medici e dai fisioterapisti per fare lavorare la schiena in dolcezza, provocandone il rafforzamento dei muscoli.
Asimmetria
Il dorso è un nuoto asimmetrico: la parte destra del corpo effettua movimenti inversi (o piuttosto movimenti opposti in rapporto ai cicli dei movimenti) rispetto alla parte sinistra: l'asse verticale del corpo ne delimita la separazione. Ciò vale per le braccia e per le gambe (battimenti).
Il movimento delle braccia
Si inizia con le braccia allungate, la mano nell'acqua (giusto sotto la superficie, palmo della mano verso l'esterno, pollice in alto) nel prolungamento della spalla.
La prima fase della trazione (movimento posto al di sopra della spalla) rappresenta una apertura del braccio in forma di arco di cerchio, la mano che resta orientata con il palmo verso la parte bassa del corpo per conservare una superficie massima di contatto con l'acqua (ci si serve allora della mano e dell'avambraccio).
Mano e braccia non affondano nell'acqua, ma restano sotto la superficie (non bisogna effettuare movimenti "a pala di mulino a vento": ricordarsi che si deve poter nuotare a dorso in 70 centimetri d'acqua !).
Alla fine della prima fase (trazione), la mano si riavvicina al corpo per prepararsi alla fase di spinta (movimento posto al di sotto delle spalle) che si effettua con la mano lungo il corpo (si ha allora più potenza nel braccio). Non esitiamo a spingere sino a spiegare completamente il braccio.
Infine, la fase del ritorno in aria del movimento, braccio ben diritto, viene a rimpiazzare la mano all'inizio del ciclo seguente.
Dal punto di vista dell'asimmetria del nuoto, i movimenti del braccio destro e sinistro sono opposti: quando una mano inizia il ciclo (in alto), l'altra a terminato la sua fase di spinta (in basso) e si appresta a ritornare. Quando un braccio tira e spinge, l'altro compie la fase di ritorno in aria. Guardando un nuotatore mentre nuota a dorso, dovremo vedere un solo braccio alla volta fuori dall'acqua; e quando una delle sue mani entra in acqua, l'altra ne deve uscire.
Le spalle aiutano le braccia
Esattamente: se si tengono le spalle fisse, nell'acqua, il movimento del passaggio del braccio diventa molto difficile: ci si aiuta dunque con le spalle per facilitare il passaggio delle braccia:
Durante la fase di ritorno in aria del braccio, si disimpegna la spalla del braccio corrispondente uscendola leggermente dall'acqua (si girano le spalle per ravvicinarle al centro del corpo, più vicino al mento, sollevandola leggermente (come quando si fanno spallucce)): la spalla resterà sollevata ed accompagnerà l'entrata in acqua del braccio.
Provate: ci si guadagna in scioltezza, e si allunga l'ampiezza del movimento di buoni 15 centimetri.
Durante questo tempo, la spalla del braccio opposto, che è dunque maggiormente affondata nell'acqua, aiuta la messa in posizione del braccio per la fase di trazione e spinta.
Un dorsista visto dall'alto, in sezione, che si avvicina a noi, assomiglia alla figura seguente:
Il movimento delle gambe
Sono i battiti, dunque impulsi morbidi che si danno alle gambe, amplificati dai piedi (caviglie molto morbide e distese, punta del piede allungata senza irrigidirsi), in un movimento dal basso in alto.
Attenzione: una sola gamba alla volta lavora: quella che risale (movimento del piede dal basso in alto): l'altra è "scollegata" (non si mette energia), e ridiscende per effetto d'inerzia: si mette quindi dell'energia in una gamba, poi nell'altra, e così via alternativamente (ma comunque in modo sufficientemente rapido).
Più il corpo sarà ben disteso e le gambe vicine alla superficie, più i battiti saranno efficaci e propulsivi.
Non vi è nessuna relazione diretta tra il ritmo delle gambe e quello delle braccia; ognuno troverà il ritmo ed il sincronismo più soddisfacente.
E si resta ben diritti...
Come abbiamo visto, l'allungo del corpo nel dorso è molto importante: per evitare che la parte posteriore non scenda e che le gambe affondino, si inarca MOLTO leggermente la parte bassa della schiena , alfine di spingere la parte alta del corpo nell'acqua, e di far risalire il bacino e le anche.
Datemi dell'ossigeno !
Respirare nuotando a dorso? facile, ma non in modo qualunque: una delle due braccia, quando passa all'altezza del viso, durante la fase di ritorno in aria, provoca uno schizzo d'acqua più forte dell'altro: si espirerà sul passaggio di questo braccio (schizzo forte), e si ispirerà durante il passaggio dell'altro braccio (schizzo debole).
Questo permetterà ugualmente di sincronizzare la respirazione con le braccia.
Attenzione durante la ripresa del nuoto a ben espirare lentamente durante tutta la fase di spinta, per non sottoporre le vostre narici ad un effetto di risucchio molto fastidioso
Nel dorso, non vi sono retrovisori
A dorso non si guarda dove si và, questo è certo, ma vi sono dei trucchi: quando vi sono le bandierine sul bordo della vasca, restano due movimenti delle braccia prima del muro. Quando non c'è ne sono, si possono dare delle occhiate inclinando ogni tanto la testa all'indietro, nel momento stesso dell'entrata in acqua di un braccio, e questo ogni 2 o 4 movimenti.

Buonanuotata

La Rana (Breaststroke)

Simmetria, trazione e spinta!
La rana è una nuotata simmetrica: la parte destra e la parte sinistra del corpo effettuano gli stessi movimenti, in simmetria in rapporto all'asse centrale del corpo (nel senso della lunghezza) .
I movimenti delle braccia si effettuano sul davanti delle spalle (vi è dunque solo una fase di trazione, e nessuna di spinta). La rana è l'unico stile che non ha una fase di spinta a livello delle braccia.
I movimenti delle gambe si effettuano dopo le anche (unicamente in spinta). Il nostro omino schematizzato, ci permetterà di studiarne tecnicamente i movimenti.


Il movimento delle braccia
Il movimento delle braccia comporta due fasi: una prima di trazione con le mani, ed una seconda di ritorno delle mani verso l'avanti, nel punto dove è situato l'inizio e la fine del movimento.
La posizione delle mani
L’orientamento delle mani in rapporto all'asse dell'avambraccio ha la sua importanza:
la prima fase di trazione si effettua con le mani aperte, cioè orientate verso l'esterno; con i gomiti in posizione più interna.Durante la seconda fase, le mani si orientano verso l'interno, mentre i gomiti si scostano.
Tipo di movimento
Inoltre, l'insieme del movimento del braccio può essere in APERTURA ( le mani cominciano il movimento davanti, strette, poi si allargano durante la prima fase di trazione, e tornano davanti per l'interno) o in CHIUSURA (il movimento inizia largo e aperto, per stringersi durante le due fasi di trazione.
Si cercherà in breve di combinare queste due tecniche effettuando un movimento in APERTURA durante la prima fase di trazione, ed in CHIUSURA durante la seconda fase:
Ci si allunga ... e ci si raddrizza
La rana è un nuoto ventrale ad allungamento non costante: si nuota sul ventre, ma il corpo non è allungato in modo costante (come nello stile libero per esempio): il corpo si raddrizza di più durante la trazione delle braccia, e si allunga di più durante la fase di ritorno delle mani in avanti.
E la respirazione in tutto questo ?
La respirazione si effettua nel modo seguente: inspirazione al termine della fase di trazione delle braccia, espirazione durante tutta la fase di ritorno delle mani in avanti. L'inspirazione è corta e potente, effettuata con la bocca. L'espirazione è più lunga e più profonda, effettuata con la bocca ed il naso.
Fase in e fase out…
La fase di trazione delle braccia è anche detta BRACCIA IN, poiché esse si avvicinano al corpo. Al contrario, il ritorno delle mani verso l'avanti del movimento (lo spiegamento delle braccia) costituiscono la fase detta BRACCIA OUT, poiché esse si allontanano dal corpo.
La stessa cosa vale per il, movimento delle gambe, con una fase di GAMBE OUT quando si distendono allontanandosi dal corpo, ed una fase di GAMBE IN quando queste si ripiegano.
I movimenti delle gambe
Il movimento delle gambe è distinto in tre fasi:
1) ripiegamento delle gambe (i piedi si avvicinano alle natiche)
2) orientamento della pianta dei piedi verso l'esterno e distensione simultanea delle gambe verso l'esterno e la parte posteriore del corpo
3) ripiegamento delle gambe l' una contro l'altra
Le fasi 2 e 3 sono concatenate. esse producono il movimento di spinta. Il movimento inizia e termina alla fine della fase 3 (GAMBE OUT), le gambe sono allora distese (così come le braccia).
Sincronizzazione braccia / gambe
La sincronizzazione tra le braccia e le gambe costituiscono un elemento molto importante del nuoto a rana: provate le seguenti istruzioni:
istruzione 1 :
A : Braccia IN + Gambe IN trazione delle braccia e ritorno delle gambeB : Gambe OUT + Braccia OUT ritorno delle mani e distensione delle gambe
istruzione 2 :
A : Braccie IN trazione delle braccia
B : Gambe IN ritorno delle gambe
C : Gambe OUT distensione delle gambe
D : Braccia OUT ritorno delle mani
istruzione 3 :
A : Braccia IN trazione delle braccia
B : Gambe IN ritorno delle gambe
C : Gambe OUT + Braccia OUT ritorno delle mani e distensione delle gambe
Dovete rendervi rapidamente conto che solo l'istruzione 3 da le maggiori prestazioni, per diverse ragioni:
1) la fase di trazione delle braccia è più rapida della fase di ritorno delle gambe
2) la fase di distesa delle gambe rischia di frenare lo slancio durante il ritorno delle mani
3) nella pratica, le GAMBE OUT saranno terminate (gambe allungate) leggermente prima la fase di BRACCIA OUT (braccia allungate), poiché la spinta delle gambe è più tonica e breve che il ritorno completo delle braccia.
Anche le spalle lavorano
Si; esse risalgono alla fine della seconda sequenza di trazione delle braccia (come quando si fa spallucce), e le si spinge in avanti durante la fase di ritorno delle braccia in avanti (esse danno l'impulso del ritorno); ciò procura, al livello del busto, un effetto di mini tuffo ad ogni fine del movimento delle braccia, e subito prima del tempo morto.
Viva la pausa !
Non si devono far continuamente susseguire i movimenti delle braccia e delle gambe senza sosta: si rispetta nella rana un tempo di arresto, molto corto (circa 1 secondo) tra ogni ciclo di movimenti braccia + gambe (si è allora nella fase BRACCIA OUT e GAMBE OUT, il corpo è disteso al massimo sull'acqua) e si approfitta dello slancio per scivolare sull'acqua, terminando di espellere l'aria dai polmoni (espirazione); questa micro-pausa permette sopratutto di distendere i muscoli delle braccia e delle gambe dopo lo sforzo, e di terminare l'espirazione che deve essere lunga e profonda (ora lo sapete).


Beh, non potevo non partire dalla rana: il mio stile preferito!
E' a mio parere il più facile da fare a livello base...quante persone che non sanno nuotare riescono a "stare a galla" facendo una simil-rana tenendo sempre fuori dall'acqua la testa o uno stile a cagnolino con movimenti non molto distanti da questa tecnica?!
E' (sempre a mio parere) viceversa il più complesso da nuotare ad alti livelli.
Io comunque lo farei insegnare per primo se non dovessimo tener conto dei genitori degli allievi che guardano dagli spalti e vogliono vedere il proprio figlio a tutti i costi "fare vasche"; al contrario di molti istruttori che forse per paura di non saperlo insegnare non lo spiegano mai (non faccio nomi)... non vi preoccupate "da fuori" una rana nuotata male non si nota troppo... rispetto ad uno degli altri stili mal nuotato... quindi fategliela almeno provare... se siete fortunati la apprenderanno autonomamente per "istinto di sopravvivenza" :-)

Buonanuotata

Le quattro fasi dell'avanzamento

Avanzare nell'acqua, è giocare su due fronti: prendere dell'acqua dal davanti del corpo per spingerla nella parte posteriore, e provocare così una avanzata lineare del corpo verso l'avanti. Ma vediamo quali sono i quattro fenomeni che agiscono sul nuotatore, che bisogna conoscere, e con i quali bisogna giocare...
1. L’onda frontale: è il procedere del nuotatore che provoca un'onda frontale che crea una resistenza all'avanzamento. il fronte aumenta con la velocità. L'entrata delle mani in acqua e la presa d'appoggio deve tenerne conto. La forma e la posizione del fronte varia con gli stili: più difficili a gestire nelle nuotate simmetriche (rana e farfalla), poiché si forma più fortemente nel ciclo di propulsione, e diminuisce nel ciclo di ritorno delle braccia. Bisogna quindi tenerne conto durante la fase respiratoria (sopratutto a farfalla).
2. La penetrazione: essa dipende dalla morfologia del nuotatore, ma anche dalla qualità dell'acqua (composizione, densità, temperatura, ecc...). Essa agisce tra il punto iniziale di entrata in acqua (la mano per esempio) e la parte più "larga" del corpo. In acqua fredda, favorisce l'appoggio del nuotatore. Calda, meno densa, offre una minima resistenza. La penetrazione deve essere vista come un fenomeno "conico" di apertura dell'acqua per passare dal punto di ingresso alla sezione più larga della parte alta del corpo del nuotatore.A secondo degli stili, la penetrazione è sempre orizzontale (esempio a farfalla o a rana, poiché le spalle sono stabili), o alternata (ad esempio nello stile libero o a dorso, poiché segue i movimenti di rotazione delle spalle)
3. L'attrito: l'acqua scivola più o meno bene sul nuotatore a secondo della conformazione muscolare o la natura dell'epidermide. I nuotatori vi rimediano da lungo tempo rasandosi prima delle competizioni (da allora la tecnologia dei costumi si è evoluta, fino all'arrivo dei costumi interi). Esso agisce sull'insieme del corpo, ed è importante tanto per l'avanzamento (lo scivolamento) che per la galleggiabilità.
4. La scia: il nuotatore crea nella sua scia, nella parte posteriore del corpo, una zona di turbolenze o vortici che ostacolano il suo avanzamento. Ugualmente proporzionale alla velocità, la scia dipende molto dalla potenza delle gambe (battimenti, sforbiciate, ondulazioni), dalla posizione del corpo e dall'altezza dei movimenti delle gambe in rapporto alla superficie.Ancor più che per il fronte, la scia è molto differente a secondo degli stili: ognuno dei quattro stili possiede una scia con una caratteristica specifica.
Vediamo che queste quattro grandi regole della dinamica acquatica si applicano a tutti, ma variano a secondo dello stile, e del nuotatore: a quando una "carta di identità" della dinamica acquatica del nuotatore? una specie di caratteristica (un poco come la caratteristica delle navi o dei sottomarini)?
Nell'attesa, durante i vostri allenamenti, pensate a questi quattro fenomeni, e provate a "sentirli": visualizzatevi nel momento della nuotata, e "sentite" ognuna di queste quattro fasi che sono simultanee, e che la velocità aiuta ad accentuare...

Buonanuotata

Equilibrio e stabilità

Ricordiamo innanzi tutto le tre componenti del nuoto:
-galleggiamento
-respirazione
-propulsione
Vediamo ora da vicino il concetto di galleggiamento: abbiamo già visto che più il corpo è allungato sull'acqua, più offre superficie di galleggiamento, e migliore sarà questo, e consideriamo 2 aspetti fondamentali:
Equilibrio
la posizione longitudinale del corpo (dalla testa ai piedi), che chiameremo l'equilibrio, si ripartisce tra l'alto ed il basso del corpo
Stabilità
la posizione laterale del corpo (dalla mano destra alla mano sinistra), che chiameremo stabilità, si ripartisce tra il lato destro ed il lato sinistro del corpo.
Consideriamo adesso i quattro stili del nuoto: ognuno ha le proprie caratteristiche di equilibrio e di stabilità!
la farfalla
Nuoto simmetrico, l'equilibrio è completamente riposto sulle braccia, con in più una necessità di raddrizzamento al momento della respirazione; è dunque una nuotata molto difficile da equilibrare.
Per contro, la stabilizzazione è abbastanza semplice, anche per la simmetria stessa della nuotata: è sufficiente dosare la potenza delle 2 braccia.
Il dorso
Nonostante l'aspetto asimmetrico della nuotata e la "relativa" facilità di respirazione, la grande difficoltà del dorso, è di mantenere la parte inferiore del corpo prossimo alla superficie (evitare i movimenti di affondamento del bacino e delle gambe): mantenersi in equilibrio, necessita quindi di uno sforzo permanente.
Dal punto di vista della stabilità, le cose non sono così semplici, ma per altre ragioni: il ruolo delle spalle è importante (pensate al disimpegno e poi a l'apertura della spalla prima del passaggio del braccio), e la stabilizzazione è più delicata.
La rana
Fino a che non è nuotata a velocità elevate, la rana è uno stile relativamente "facile": la simmetria del movimento delle braccia è propulsivo e stabilizzante, e gioca più sulla parte superiore del corpo, dunque è più equilibrata.
Lo stile libero
Nuotata asimmetrica basata fondamentalmente sull'allungamento, l'equilibrio nello stile libero non pone difficoltà particolari, tanto quanto la stabilità; attenzione tuttavia al movimento di rotazione delle spalle nel momento della respirazione, per facilitare lo svincolamento della testa: questo movimento non deve perturbare la stabilità generale del corpo.
Riassumiamo queste informazioni in una tabella, che per ogni stile, ci dà il livello di difficoltà di questi due parametri del galleggiamento:
Quando, dopo vari esercizi, avrete imparato e ben assimilato queste nozioni nei diversi stili, passate alla fase successiva....
In effetti, attenzione a non dimenticare che esiste anche il fattore propulsione, e che quindi bisognerà anche tenere conto della posizione del corpo in rapporto all'aerodinamica (il CX del nuotatore, in parole povere), o più seriamente la posizione che offre il minimo attrito all'acqua durante la fase propulsiva (si cerca di frenarsi il meno possibile).
è un misto di queste due nozioni che devono essere studiate ed assimilate.
Coraggio...


Buonanuotata